Andare short sul cambio euro/rupia e long sui bond indiani a 10 anni. Possiamo riassumere così l’invito lanciato da Morgan Stanley ai propri clienti, intravedendo un rafforzamento della valuta emergente contro la moneta unica e una discesa dei rendimenti indiani nei prossimi mesi. Questi dovrebbero contrarsi di 25 punti base o 0,25% dai livelli attuali superiori al 7,20%. In altre parole, la banca d’affari americana si aspetta che il rendimento decennale scenda sotto il 7%. Cosa determinerebbe tale rafforzamento? Rispetto al panorama delle valute asiatiche, la rupia resta caratterizzata dagli alti tassi offerti dal mercato.
Se ne discute da anni e sarebbe un salto di qualità per il mercato sovrano di Nuova Delhi. A tale proposito, il governo federale si è impegnato ad aumentare la lista dei bond indiani totalmente accessibili agli investitori stranieri. Allo stato attuale, tale lista includerebbe titoli per un controvalore di 240 miliardi di dollari e attesa aumentare di 10 miliardi al mese per i prossimi dodici mesi. Tra un anno, quindi, si arriverebbe alla cifra di 360 miliardi, facendo dell’India il secondo mercato più grande dopo la Cina incluso nell’indice JPM.
Bond indiani e rupia su con inclusione nell’indice JPM
Secondo i calcoli realizzati da Goldman Sachs, i bond indiani oggetto di acquisti da parte dell’indice ammonterebbero a 30 miliardi di dollari. L’inclusione procederebbe al ritmo di 3 miliardi al mese. Ed ecco che Morgan Stanley ritiene che il mercato dovrebbe posizionarsi a favore di questi titoli sin da subito, dato che il rialzo dei prezzi e del cambio avverrebbe con anticipo di qualche mese rispetto all’inserimento dei bond indiani nell’indice suddetto.
Chi acquista titoli denominati in valute straniere si espone evidentemente al rischio di cambio. Nell’ultimo anno, però, la rupia indiana ha guadagnato il 10% contro l’euro.