Multa da 26 miliardi per l’Italia, l’UE furibonda per le emissioni

L’Italia rischia una maxi multa dall’UE per aver superato i limiti di emissioni. In gioco ci sono miliardi di euro.
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3 settimane fa
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Meloni
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Stavolta la Meloni rischia grosso, visto che proprio non riesce a mettere in riga il Paese su questo aspetto. Multa pesantissima in arrivo. L’Italia si trova nuovamente sotto i riflettori di Bruxelles, e questa volta la questione riguarda uno dei temi più urgenti per il futuro del pianeta: le emissioni climalteranti. Secondo quanto emerso, la Commissione europea avrebbe avviato una procedura di infrazione contro il nostro Paese per il mancato rispetto degli obiettivi ambientali fissati dall’Unione. Se non verranno adottate misure efficaci e immediate, il rischio è una maxi multa che potrebbe costare centinaia di milioni di euro.

Emissioni fuori controllo e obiettivi mancati

Il cuore del problema risiede nel mancato raggiungimento dei target stabiliti dal Regolamento europeo sulla condivisione degli sforzi (Effort Sharing Regulation), che impone agli Stati membri una riduzione progressiva delle emissioni nei settori non coperti dal sistema ETS (trasporti, edilizia, agricoltura e rifiuti).

Per l’Italia, il limite previsto per il 2021 era di 266,8 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente. Tuttavia, il nostro Paese ha superato questa soglia di circa 3 milioni di tonnellate, con un saldo negativo che si è aggravato ulteriormente nel 2022.

Nonostante i proclami ambientali e gli impegni assunti nei vari summit internazionali, l’Italia ha dimostrato gravi carenze sul fronte della riduzione delle emissioni. In particolare, i settori più critici sono quelli dei trasporti e dell’edilizia, responsabili di gran parte del superamento dei limiti. A peggiorare la situazione, secondo Bruxelles, è anche il fatto che l’Italia non abbia acquistato crediti da altri Paesi che hanno invece registrato un surplus di riduzione, come il Lussemburgo o la Svezia, possibilità prevista proprio dal regolamento europeo per compensare eventuali sforamenti.

Multa, cosa rischia l’Italia

La procedura d’infrazione avviata dalla Commissione europea rappresenta il primo passo verso una sanzione vera e propria. In caso di mancata collaborazione o di misure correttive insufficienti, l’Italia potrebbe essere deferita alla Corte di Giustizia dell’UE. A quel punto, il rischio concreto è una multa salatissima.

Secondo le prime stime, si parla di una sanzione che potrebbe superare i 25 miliardi di euro solo per il triennio 2021-2023. Una cifra destinata a crescere se il trend attuale dovesse proseguire, soprattutto alla luce dei target ancora più ambiziosi previsti per gli anni a venire. Entro il 2030, infatti, l’Italia dovrà ridurre le emissioni del 43,7% rispetto ai livelli del 2005, obiettivo che oggi appare lontanissimo.

Il paradosso è che una parte dei fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) avrebbe dovuto essere destinata proprio alla transizione ecologica e alla decarbonizzazione. Tuttavia, ritardi nell’attuazione, progetti rimandati o modificati e difficoltà nella governance hanno compromesso l’impatto positivo previsto da questi interventi.

Cosa si può fare per evitare la multa

Di fronte a questa emergenza, il governo italiano è chiamato ad agire in fretta. Le soluzioni possibili sono diverse, ma tutte comportano scelte coraggiose e, in alcuni casi, impopolari. Un primo passo potrebbe essere l’acquisto immediato di crediti da altri Stati membri, anche se questa è solo una soluzione tampone.

In parallelo, servono interventi strutturali che riducano le emissioni in modo duraturo. Tra le misure più urgenti:

  • incentivare il trasporto pubblico e la mobilità elettrica;
  • accelerare l’efficienza energetica degli edifici, sia pubblici che privati;
  • intervenire sul comparto agricolo con pratiche sostenibili;
  • aumentare la raccolta differenziata e ridurre i rifiuti in discarica.

Alcuni esperti suggeriscono anche una revisione del sistema fiscale, premiando comportamenti virtuosi e penalizzando le attività ad alto impatto ambientale. Altri puntano sulla necessità di una regia centralizzata che coordini gli interventi tra Stato, Regioni e Comuni, spesso disallineati o in ritardo.

Il rischio di una multa per le emissioni non riguarda solo un aspetto contabile. È il segnale evidente di un Paese che fatica a stare al passo con l’evoluzione delle politiche ambientali europee. Oltre al danno economico, c’è anche un danno reputazionale che potrebbe penalizzare l’Italia nei negoziati futuri, soprattutto in vista del nuovo Patto Verde europeo. Con l’aggravarsi della crisi climatica, l’Europa ha scelto di inasprire controlli e sanzioni. Ignorare l’allarme significherebbe mettere a repentaglio non solo i conti pubblici, ma anche la salute dei cittadini e le generazioni future.

In sintesi.

  • L’Italia non ha rispettato gli obblighi previsti dal regolamento europeo sulla condivisione degli sforzi (ESR).
  • La Commissione ha già avviato una procedura di infrazione, ma non siamo ancora alla fase sanzionatoria.
  • Se non si rimedia o non si acquistano crediti da altri Paesi, si rischia una multa da 25 miliardi.

Daniele Magliuolo

Redattore di InvestireOggi.it dal 2017 nella sezione News, si occupa di redazione articoli per il web sin dal 2010.
Tra le sue passioni si annoverano cinema, filosofia, musica, letteratura, fumetti e altro ancora. La scrittura è una di queste, e si dichiara felice di averla trasformata in un vero e proprio lavoro.
Nell'era degli algoritmi che archiviano il nostro sentire al fine di rinchiuderci in un enorme echo chamber, pone al centro di ogni suo articolo la riflessione umana, elemento distintivo che nessuna tecnologia, si spera, potrà mai replicare.

3 Comments

  1. Considerato che l’Italia versa all’Europa più di quanto riceve, che senso ha tutto questo? che senso ha che il nostro paese (che é l’Italia, non altri) debba pagare delle sanzioni per tentare di limitare le emissioni di diossido di carbonio (che é un gas naturale e non inquinante), mentre i paesi maggiori inquinanti (tra cui Cina, India e U.S.A.) non riconoscono i protocolli internazionali sull’inquinamento?
    Svegliamoci và che é meglio.

  2. Ciò è causa di scelte che non dipendono direttamente dalla meloni, ma soprattutto dalle politiche scellerate di chi non ha mai fatto nulla negli anni prima, quindi, sotto il titolo, non metteteci la faccia della meloni,ma del buon giuseppi conte, dei vari segretari PD, draghi e compagnia cantante…

  3. Più si va avanti, e sempre più sorprese, per non dire magagne, combinate dalla decennale governance dei partiti sinistroidi, escono fuori. Governance ottenuta con impicci di palazzo e mai con regolari votazioni politiche

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