Novità in arrivo per il 2022 e qualcuna di queste non farà piacere a qualche commerciante. Un emendamento a firma di Stefano Fassina (Leu) e Rebecca Frassini (Lega) al “Decreto Recovery” e all’esame della Commissione Bilancio della Camera prevede l’imposizione di una sanzione a carico dei punti vendita che non accettino pagamenti con carta di credito o bancomat. Essa sarebbe di 30 euro fissi più il 4% dell’importo non accettato in pagamento con carta. Chi dovrebbe comminare la sanzione? La polizia locale e qualsiasi altro corpo delle forze dell’ordine.
Per la prima volta, quindi, l’Italia obbligherebbe i punti vendita ad accettare i pagamenti elettronici attraverso la minaccia di una sanzione. Tuttavia, in Parlamento non vi è accordo unanime in maggioranza. Forza Italia si mostra contraria e propone di concedere semmai un credito d’imposta pari al 100% delle commissioni bancarie caricate sui POS.
In effetti, esistono due tipologie di commercianti irriducibili anti-POS: coloro che si mostrano allergici alla tecnologia, magari perché preferirebbero continuare a battere qualche scontrino in meno; gli altri che lamentano la riduzione dei margini a causa delle alte commissioni applicate dalle banche. Al di là dei costi legati all’acquisto del POS stesso, mediamente in Italia le commissioni bancarie sui pagamenti elettronici sfiorano l’1%. Sembra poco, ma se ci facciamo due conti potrebbe non esserlo.
Commissioni bancarie su bancomat e carte di credito
Immaginate di essere un commerciante che fattura 500.000 euro all’anno e che matura un margine del 10%. In pratica, vende prodotti per mezzo milione di euro, ma il suo guadagno è di 50.000 euro. Se tutti i clienti pagassero con bancomat o carta di credito, le commissioni bancarie dell’1% dovute ammonterebbero a 5.000 euro, praticamente un decimo del guadagno. Una super-addizionale IRPEF. Voi rinuncereste a cuor leggero a così tanto denaro? Per non parlare delle commissioni bancarie fisse, che gravano particolarmente sui piccoli importi.
La sanzione può da alcuni essere vista come giusta per accrescere la comodità del cliente, ma non lo è per una semplice ragione: chi si rifiuta di accettare i pagamenti elettronici, si limita a pretendere di essere pagato in euro, la moneta a corso forzoso. Finché l’euro di carta e in monetine circolerà con valore legale, tutti siamo tenuti ad accettarlo. Nessuna legge teoricamente potrebbe obbligare chicchessia a un metodo di pagamento, sebbene è quanto stia avvenendo nei fatti negli ultimi anni con il limite ai pagamenti in contanti. Esso tornerà a 999 euro dall’1 gennaio 2022.
Anziché cercare protezione infinita nelle leggi, in qualità di consumatori dovremmo iniziare a “scegliere con i piedi” per usare un’espressione di Luigi Einaudi. Un dato negozio non accetta pagamenti con carta? Mi rivolgo a un negozio concorrente. Questa logica farà sì che il primo con il tempo sia costretto ad adeguarsi per non perdere clienti, a meno che non riesca a ritagliarsi una fetta di clientela tutta propensa ai soli pagamenti cash, magari composta perlopiù da anziani e individui senza conto bancario. E anche questo scenario esiterebbe un equilibrio positivo per tutti.