Chi parte per le vacanze all’estero in macchina e prende una multa non potrà crogiolarsi sperando di non pagare. In vista delle partenze estive ricordiamo infatti che tra i Paesi dell’Unione Europea vige il principio di reciprocità delle multe.
Per anni guidare con targa italiana all’estero era per molti automobilisti indisciplinati sinonimo della possibilità di non pagare multe eventuali. Ma le cose sono cambiate ed è bene saperlo prima di partire. Fino a qualche mese fa infatti le autorità molte volte rinunciavano a riscuotere le sanzioni notificate a veicoli extra-nazionali, sia per la difficoltà nell’identificare il trasgressore, sia per per la differenza di normativa non di rado vigente nel Paese dell’automobilista multato.
Guidare all’estero: le multe diventano europee
Non era un fenomeno marginale. Secondo un recente studio della Commissione Europea il 15% delle multe per eccesso di velocità viene comminato a guidatori stranieri (con picchi del 25% in Francia). Il Consiglio Europeo per la Sicurezza Stradale (Etsc) e la rete europea delle Polizie Stradali (Tispol) hanno raggiunto un accordo per regolare la notifica delle multe prese all’estero.
Ecco di seguito le violazioni del Codice della Strada per le quali è previsto il sistema “Cross Border” di scambio dati:
• eccesso di velocità;
• uso di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione alla guida;
• mancato uso della cintura di sicurezza;
• mancato uso del casco;
• mancato arresto a semaforo rosso;
• guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze stupefacenti;
• circolazione su corsia vietata.
Cosa fare se si prende una multa all’estero
Insieme al verbale di multa presa all’estero, il conducente riceverà un modulo di risposta per richiedere eventuali correzioni o per fare ricorso (entro 60 giorni dalla notifica). Se invece si riconosce la violazione, il soggetto multato dovrà procedere con il pagamento.
Ma cosa succede se non si paga la multa presa all’estero? Ebbene su questo punto non c’è ancora chiarezza a dire il vero. In linea di massima il metodo di riscossione varia tra i diversi Stati membri e non c’è una linea omogenea.