Sono oltre una ventina i rilevatori di velocità sulle strade abbattuti da quello che la stampa ha ribattezzato “Fleximan”, anche se probabilmente l’effetto emulazione ha moltiplicato il numero dei vandali in azione nel Nord Italia. Le multe con gli autovelox sono diventate l’ultima battaglia in ordine di tempo del cittadino contro lo stato. Basta aprire un qualsiasi social per capire quanto sostegno esplicito riscuota Fleximan tra l’opinione pubblica. Ed è qualcosa che va oltre la sfera del razionale.
Fleximan eroe dubbio
Se non ci fossero gli autovelox, per caso potremmo guidare oltre i limiti di velocità consentiti, magari confidando nell’assenza di controlli? E’ questa la domanda che ci dobbiamo porre prima di proseguire un dibattito viziato perlopiù dalla legittima ira di chi quotidianamente s’imbatte nelle problematiche della viabilità. Lo stesso fatto che, a differenza di qualche altro paese, pretendiamo che gli autovelox siano preceduti da cartelli di segnalazione della loro presenza, suona un po’ buffo. Sarebbe come affermare che il rispetto delle regole debba avvenire solamente se siamo consapevoli che su quel tratto di strada potremmo essere multati in caso di trasgressione.
Record di autovelox in Italia
Ciò premesso e fatto salvo che Fleximan sia tutt’altro che un eroe, ma un vandalo perseguibile ai sensi di legge e che per tale debba essere trattato sui media, le ragioni dei cittadini non mancano. In Italia, abbiamo 11.130 autovelox contro i 7.700 del Regno Unito, i 4.700 in Germania e i 3.780 in Francia. Solo le strade britanniche in proporzione si avvicinano ai nostri dati: 20 rilevatori di velocità per ogni 1.000 km contro 23 nel Bel Paese, 7 in Germania, 4 in Francia e 3 in Spagna.
Si potrebbe sempre eccepire che senza la minaccia delle multe con gli autovelox le morti sarebbero state ancora di più. Tutto da dimostrare. Di certo c’è che queste entrate per molti comuni servono a fare cassa. Sono stati introitati per questa via 76 milioni di euro da parte dei primi venti Comuni italiani attivi nel sanzionare le trasgressioni al Codice della Strada. Il primato spetta alla città di Firenze con 23,3 milioni, seguita a distanza da Milano con 12,9 milioni e Genova con 10,7 milioni. A Roma, prima città italiana per numero di abitanti, già si scende a 6,1 milioni.
Solo il 2% di riscossione a Napoli
Non è forse un caso che Fleximan stia colpendo al Nord. E’ qui che si concentra il maggior numero di autovelox ed è qui che avviene principalmente la riscossione delle multe elevate per eccesso di velocità. Pensate, ad esempio, che se a Milano a pagare siano due automobilisti su tre (65%) pizzicati col piede pesante sull’acceleratore, a Napoli la percentuale crolla al 2%. Ed è per questa ragione che il capoluogo campano nel 2022 riscuoteva appena 18.700 euro, una cifra ridicola per un Comune di oltre 910 mila abitanti.
La sensazione del cittadino è che gli autovelox non servano tanto a dissuadere gli automobilisti dall’eccedere con la velocità, quanto ad essere installati in punti strategici in cui si sa che il rispetto dei limiti sia violato facilmente.
Multe con autovelox per fare cassa?
Il cittadino tifa Fleximan, perché ritiene di essere vessato dallo stato. Non a torto. Se da un lato il rispetto delle regole è doveroso, dall’altro esso spetta a tutti. E gli amministratori a tutti i livelli mostrano frequentemente di fregarsene delle condizioni in cui versano le strade, causa sempre più spesso di incidenti anche con esiti fatali. Certo, mancano risorse e non sempre i Comuni le dispongono. Ma questa è una spiegazione che non può andare bene al cittadino, spremuto come un limone tra imposte nazionali e locali di ogni genere e, solo per restare nell’ambito della circolazione stradale, si aggiungono i costi di assicurazione, bollo auto, strisce blu, revisione, accise sul carburante.
Un fiume di gettito fiscale che serve apparentemente a poco, se poi le strade non sono tenute come dovrebbero. Le amministrazioni puntano il dito contro la guida spericolata di alcuni automobilisti, dimenticando di fare, anzitutto, la loro parte. E’ questo stato di sudditanza a far montare la rabbia tra chi ogni giorno è costretto a vivere le inefficienze pubbliche mentre si reca al lavoro, consapevole che neppure l’esercizio del voto riesce più a cambiare lo stato delle cose.