E’ ormai assodato che uno dei metodi più efficaci dei Comuni per fare cassa è elevare contravvenzioni agli automobilisti per violazione di norme al codice della strada. E molti si chiedono dove finiscano tutti quei milioni che ogni anno i Comuni italiani incassano dalle multe stradali. La legge prevede che il 50% degli introiti sia destinato per interventi a miglioramento della sicurezza stradale e per il restante 50% a coprire le spese generali di funzionamento dell’amministrazione.
Il 50% degli introiti è destinato alla sicurezza stradale
Sono in molti, però, a ritenere che quasi tutto il budget raccolto con le multe stardali ogni anno vada a sanare i buchi di bilancio piuttosto che le buche nelle strade.
Novità in arrivo
Così la riforma del Codice della Strada, in discussione in Commissione Trasporti alla Camera, sta recependo la novità importante che il 50% degli introiti delle multe stradali venga speso, sì in sicurezza, ma senza l’obbligo della ripartizione per quote, come previsto dalla legge. Tanto, si è visto, che tale ripartizione non viene rispettata dai Comuni: solo 300 su 8.000 hanno finora seguito le regole alla lettera. Oggi, infatti, gli enti locali devono seguire una rigida ripartizione dei soldi incassati dalle multe sulla fetta che riguarda il 50% destinata alla sicurezza stradale, cioè:
- miglioramento della sicurezza stradale,
- manutenzione delle strade,
- illuminazione
- cartellonistica e segnaletica
- acquisto mezzi e attrezzature
- funzionamento telecamere sistemi di controllo remoto
- installazione, ammodernamento, potenziamento, messa a norma e manutenzione delle barriere
La riforma del Codice della Strada
Con la riforma della normativa sulla circolazione stradale, i Comuni potranno decidere liberamente quanto e quando dedicare le risorse finanziarie a tali interventi, sempre nel rispetto della quota del 50% degli introiti delle multe stradali.
Le multe di Carabinieri, Guardai di Finanza e Polizia
Quando le multe sono fatte da funzionari di polizia statale, l’introito non finisce nelle casse dei Comuni, anche se l’infrazione è contestata nell’ambito locale di competenza comunale. In questo caso, i soldi raccolti finiscono nelle casse dello Stato che li spenderà per studi, ricerche e propaganda ai fini della sicurezza stradale, per l’assistenza e previdenza del personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza, della Polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato, oltre che nei bilanci del Ministero dei Trasporti e della Pubblica Istruzione che li utilizzerà per favorire l’impegno della scuola pubblica e privata nell’insegnamento dell’educazione stradale e per l’organizzazione dei corsi per conseguire il certificato di idoneità alla conduzione dei ciclomotori.