Il ministro Giorgetti ha presentato un emendamento grazie al quale i mutui ipotecari a tasso variabile potranno tornare al tasso fisso. Questa modifica vuole ripristinare la vecchia norma del 2012 che permetteva proprio a chi aveva un contratto di mutuo ipotecario di tornare dal variabile al fisso.
La regola, però, era ancorata a dei parametri di reddito Isee che non doveva superare i 35 mila euro e a un tetto massimo del finanziamento di 35 mila euro. In più, escludeva coloro che erano in condizioni di morosità.
Questa novità arriva a seguito della decisione della Bce di alzare nuovamente i tassi di mezzo punto percentuale. Il pericolo, infatti, è la forte revisione al rialzo delle rate mensili proprio per i mutui a tasso variabile.
Gli italiani già sono alle prese con rincari di ogni genere, dai prodotti alimentari fino ad arrivare ai costi più alti di benzina e diesel, per cui un’altra mazzata come questa proprio non ci voleva.
Nel nostro paese si richiedono mutui, soprattutto per acquistare la prima casa, che è il sogno di tutti. Il motivo è semplice: dopo aver pagato tutte le rate del mutuo, il bene resta. Pagando l’affitto, invece, spiega la signora Maria, non solo non resta niente ma si è più ricattabili.
Chi affitta l’immobile, infatti, può aumentare il canone mensile per cui, chi non riesce a pagare, deve solo abbandonare l’abitazione. E poi aggiunge, da quando i centri storici delle città vengono presi d’assalto dai turisti, trovare un immobile in affitto è una rarità e in più ha costi esorbitanti.
L’emendamento del ministro dell’economia
La decisione di Giancarlo Giorgetti di presentare un emendamento per ripristinare la vecchia norma del 2012, per la quale per i mutui ipotecari potevano tornare dal tasso variabile al fisso, è per limitare l’impatto degli aumenti dei tassi di interesse a seguito della decisione della Bce.
In ogni caso, dopo l’aumento dei tassi di interesse di novembre, le rate del mutuo già sono diventate più alte e secondo il Monthy Outlook di Abi, i tassi sono arrivati a superare in media anche il 3%. Ed è proprio per questo che già dal mese scorso, le associazioni a difesa dei consumatori avevano lanciato l’allarme sulle difficoltà degli italiani di poter sostenere le rate dei mutui. Con il nuovo aumento, quindi, la situazione potrebbe diventare devastante.
I tassi di interesse di novembre, i dati dell’Abi
Questo nuovo aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea proprio non ci voleva. Già a novembre, infatti, dopo gli altri rialzi, i prestiti per famiglie e imprese sono diventati più cari. Secondo i dati dell’Abi, il tasso medio sul totale dei prestiti è uguale al 2,96% mentre a ottobre era del 2,78%. Quello sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è uguale al 3,11% contro il 2,54% di ottobre.
Per capire quanto impatteranno sui mutui a tasso variabile le ultime decisioni della Bce, si dovranno attendere le prossime settimane. In ogni caso, l’Euribor (indice riferimento mutui a tasso variabile) si è attestato nei giorni scorsi intorno all’1,6% per 1 mese e del 2% per 3 mesi. Se l’aumento dovesse essere trasformato del tutto sul mercato, allora l’Euribor a 1 mese salirebbe al 2,1% e quello a 3 mesi del 2,5%. Questo significa che, come spiega Idealista, per i mutui a tasso variabile (125-150 mila euro), la rata mensile potrebbe salire tra i 30-40 euro.