Il piano Duda
I media polacchi riferiscono che il presidente Duda vorrebbe andare incontro anche alle banche, consentendo loro di ottenere dalla banca centrale prestiti rimborsabili fino a 20-30 anni. Ciò allevierebbe le loro sofferenze, ma sarebbe ugualmente una misura poco appetibile per il mercato, che rischia di restare sfiduciato anche sul ruolo di “asservimento” della banca centrale alla politica economica del governo. La questione ci riguarda come Italia più di quanto non crediamo. Unicredit è uno degli istituti maggiormente attivi in Polonia e insieme a Santander, ING e Raiffeisen rappresenta il 60% degli assets bancari del paese dell’Europa orientale.
Rischio di sfiduciare i mercati
Le misure paventate da Duda rischiano di esacerbare lo scontro con gli investitori stranieri, anche se il partito al governo ha già guidato il paese (2006-2009) e proprio negli anni di maggiore crescita dell’economia polacca dalla fine del comunismo. Per quanto meno ideologico della destra del premier ungherese Viktor Orban, mostra in questi primi mesi un atteggiamento di sfida al sistema bancario nazionale. Una proposta del precedente esecutivo, guidato dai liberali di centro-destra, mirava a una soluzione più equilibrata, basata sulla suddivisione dei costi derivanti dall’indebolimento del cambio tra banche e clienti. Le prime avrebbero dovuto convertire i mutui ai tassi storici, ma dal calcolo avrebbero potuto scomputare il beneficio ottenuto dai secondi con l’ottenimento di interessi inferiori a quelli vigenti negli anni in Polonia.