A gennaio è proseguito il trend in corso dalla fine di agosto per il mercato dei mutui, con il tasso fisso a diventare l’opzione sempre meno appetibile per i nuovi sottoscrittori, mentre il tasso variabile continua a regalare grosse soddisfazioni. Da cinque mesi è in atto una risalita dei tassi sul mercato, come ben dimostrano i rendimenti dei BTp, saliti ai massimi da un anno e mezzo sulla scadenza decennale e risultati più che raddoppiati rispetto alla metà di agosto. Aldilà di tensioni relative a fattori geo-politici, la tendenza è legata al surriscaldamento delle aspettative d’inflazione nell’Eurozona, dove la variazione dei prezzi è passata in pochi mesi da negativa al +1,8% del mese scorso.
Cosa sta accadendo ai mutui? Quelli a tasso variabile, come sappiamo, vengono agganciati all’Euribor da 1 a 12 mesi, a seconda del contratto. Trattandosi di tassi a breve termine, non stanno risentendo ancora dell’accelerazione dell’inflazione, che sta colpendo più che altro i tassi a più lunga durata. Ne consegue, che i mutui a tasso variabile continuano a mostrare costi ai minimi storici, restando praticamente invariati su base mensile. (Leggi anche: Mutui casa 2017, ecco le attese)
Mutui tasso fisso meno convenienti anche a gennaio
Diversa è la situazione dei mutui a tasso fisso, agganciati all’Eurirs. Qui, le variazioni si sono fatte sentire. A inizio gennaio, sulla scadenza decennale l’Eurirs valeva lo 0,68%, ieri lo 0,82%; su quella ventennale erano all’1,18%, ma risultano già saliti all’1,37%. Chiaramente, le banche non aggiornano i loro contratti in tempo reale, anche se tali mutamenti danno il senso di quello che dovremmo attenderci a breve.
Ebbene, simulando un mutuo ventennale di 100.000 euro a tasso fisso, a parità di spread applicato, in un mese risulterebbe più costoso contrarlo di 10,54 euro, che nell’arco dell’intero ammortamento fa 2.530 euro in più, il 2,5% dell’intero capitale preso a prestito.