I mutui a tasso variabile costeranno anch’essi di più in futuro
Quanto alle offerte più convenienti, relative all’esempio di cui sopra e per un immobile dal valore commerciale di 150.000 euro, le soluzioni migliori a tasso variabile prevedono uno spread minimo dell’1,3% e fino a un massimo del 2,75%. Quelle a tasso fisso partono da uno spread dello 0,65% e arrivano fino al 2,20%, comportando un interesse finale netto compreso tra il 2% e il 3,5%.
La tendenza sopra descritta è destinata ad andare avanti nei prossimi mesi.
Come vi avevamo anticipato in più di un articolo, il 2017 sarà l’anno dell’inversione di tendenza per i mutui a tasso fisso, che diverranno relativamente sempre meno convenienti rispetto a quelli a tasso variabile. Per questi ultimi, però, sarà solo questione di tempo. Con la fine attesa degli stimoli monetari della BCE e man mano che le aspettative d’inflazione attecchiranno, saranno anch’essi coinvolti dal fenomeno e tra il 2018 e il 2019 potrebbe risultare più conveniente tornare a puntare sul fisso. (Leggi anche:
Mutui tasso fisso o variabile?)