Nei primi sei mesi dell’anno le erogazioni di prestiti per l’acquisto di abitazioni sono crollate del 29,5% in Italia. E il trend risulta in accelerazione nel secondo trimestre. Il mercato dei mutui valeva nel 2022 qualcosa come 426 miliardi di euro. Gli immobili incidono per circa la metà dell’intera ricchezza nazionale privata, qualcosa come oltre 5.000 miliardi. Naturale che la questione del mutuo casa riscuota grande interesse e susciti paure tra le famiglie. Se ancora un terzo delle richieste di finanziamento l’anno scorso andava a favore della tipologia a tasso variabile, nel terzo trimestre di quest’anno per Facile.
Sembra naturale anche questo dato, visto che il mutuo casa a tasso variabile costa da mesi ormai più del tasso fisso. La differenza è salita a poco meno dell’1%. Soprattutto, le famiglie sono rimaste scottate da quanto avvenuto sin dal 2022. Le rate col variabile sono letteralmente esplose e senza che se ne avesse fino a poco prima sentore. Temono che continuino a lievitare nei prossimi mesi e che non scendano così presto, per cui optano per la soluzione più rassicurante.
Tasso variabile fermo da settimane
Le banche ci stanno mettendo del loro. Recatevi presso un qualsiasi istituto di credito tra i più grossi in Italia e verificherete di persona che la tendenza è quella di non erogare alcun mutuo casa a tasso variabile. Due le ragioni possibili alla base di questa politica: evitare che il cliente entri in affanno nel prossimo futuro e non sia più in grado di pagare le rate; offrire la soluzione più vantaggiosa dal punto di vista della banca. Sì, perché è inutile girarci attorno. Le banche italiane sconsigliano fortemente o, addirittura, non offrono proprio mutui a tasso variabile per il timore che i tassi scendano da qui a breve e, quindi, che ci restino fregate.
Lo scorso 26 ottobre, la Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato una pausa sui tassi di interesse. Ha smesso di alzarli per la prima volta dal luglio dello scorso anno. Il mercato aveva possibilmente anticipato la mossa. L’Euribor a 3 mesi da settimane ha smesso di salire, restando un po’ sotto la soglia del 4%. Al 3,95% si ritrova esattamente là dove stava ad inizio ottobre. Questo è il tasso di mercato a cui risulta perlopiù agganciato il mutuo casa a tasso variabile.
Mutuo casa, tassi giù anche col fisso
E anche i tassi Eurirs stanno ripiegando. Per la scadenza a 30 anni hanno perso lo 0,20% in un mese, scendendo al 3%. Ad essi sono legate le rate del mutuo casa a tasso fisso. Questa è la tipica situazione di un mercato che inizia a scontare la discesa dei tassi. In effetti, l’inflazione ad ottobre è crollata nell’Eurozona al 2,9% dal 4,3% di settembre. Entro fine anno si prevede una sua ulteriore discesa verso il target del 2% della BCE. Se il mercato avesse ragione, oggi come oggi optare per il tasso fisso sarebbe un errore. Bloccheremo per l’intera durata del finanziamento la rata ai massimi livelli. Viceversa, optando per il tasso variabile riusciremmo a pagare meno nei prossimi anni, forse già dal 2024. Serve solo stringere i denti ancora per qualche mese.
Stando ai futures, a fine 2024 l’Euribor a mesi sarebbe dello 0,60% più basso di oggi. Immaginate di stare pagando un mutuo casa a tasso variabile al 4,70% su un capitale di 120.000 euro e con durata pari a 25 anni. Dai 681 euro al mese attuali, tra poco più di un anno spendereste 624 euro. Il risparmio ammonterebbe già a 57 euro al mese. Un piccolo esempio che mette in guardia dal soffermarsi sullo stato attuale del mercato. Le condizioni cambiano, anche se è molto improbabile che torneremo a quelle ultra-favorevoli di qualche anno fa.