Meglio i cambi fissati bilateralmente
Per questo, sarebbe preferibile, ma non privo di rischi, un finanziamento contratto in una valuta, il cui tasso di cambio è agganciato o fissato all’euro da accordi bilaterali tra le rispettive banche centrali e non da azioni unilaterali, come accadde con il franco svizzero tra il 2011 e il 2015.
Al momento, ad esempio, potrebbe essere opportuno valutare un mutuo in corone danesi, dati i bassissimi tassi offerti nel paese scandinavo, unitamente a un cambio valutario fluttuante nella pratica nel range dell’1% attorno a quello di riferimento.
Anche il peg può tradire
Tuttavia, nemmeno un cambio fisso o controllato ci fornisce certezze, perché nessuno è in grado di dirci nel medio-lungo termine potrebbero aversi scossoni finanziari, tali da rendere necessario un suo abbandono alle fluttuazioni del mercato.
Il consiglio è, quindi, di contrarre un mutuo in valuta estera a tasso fisso, quando gli interessi applicati nel paese straniero risultano più bassi ai nostri e quando l’euro è considerato già debole verso il tasso di cambio con la divisa in questione. Per non rischiare, meglio optare per un “peg” collaudato negli anni.
Infine, occhio anche alla legislazione del paese in cui il mutuo viene erogato. Non sempre le normative all’estero consentono al cliente di rinegoziare il mutuo e le condizioni a cui ciò può avvenire potrebbero essere meno favorevoli che in Italia.