Il mondo del lavoro, caratterizzato spesso da un rapporto conflittuale tra datore di lavoro e lavoratore, licenziamenti, dimissioni e disoccupazione, è in procinto di essere aggiornato da un nuovo provvedimento del governo. Si tratta del DDL Lavoro, un atto molto importante che sta per essere definitivamente approvato. Un emendamento a questo disegno di legge, su cui l’XI Commissione Lavoro della Camera dei Deputati ha già dato il via libera, introduce una novità che modificherà alcuni aspetti del rapporto tra lavoratore e datore di lavoro.
Questa modifica potrebbe aumentare ulteriormente il numero di cause nei tribunali, in un contesto già complesso tra dimissioni, disoccupazione, Naspi e licenziamenti.
Naspi a rischio: niente disoccupazione per chi ha troppe assenze ingiustificate
Quando un lavoratore dipendente perde il proprio posto, può avere diritto all’indennità di disoccupazione INPS. Nota come Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), è stata introdotta dal Decreto Legislativo 151 del 2015. Meglio conosciuto come Jobs Act. Tuttavia, la Naspi è concessa solo in caso di perdita involontaria del lavoro. In caso di dimissioni volontarie, salvo quelle per giusta causa, l’indennità non viene riconosciuta.
Sempre in materia di lavoro, la legge numero 92 del 2012 ha introdotto, con l’articolo 2, il cosiddetto “ticket licenziamento”. Questo contributo deve essere versato dal datore di lavoro che licenzia un dipendente per finanziare una parte dell’indennità di disoccupazione spettante al lavoratore. Si tratta di un contributo a carico del datore di lavoro, calcolato sulla base del massimale di retribuzione della prima fascia di importo della Naspi, ossia su 1.550,24 euro. Su questo importo si applica una percentuale del 41%, risultando in un contributo di 635,67 euro per ogni anno di lavoro svolto dal dipendente licenziato.
Naspi a rischio: niente disoccupazione per chi ha troppe assenze ingiustificate. Addio ai “furbetti”
Le situazioni descritte pongono due considerazioni strettamente legate. Quando il rapporto di lavoro entra in crisi, sia il lavoratore che il datore di lavoro possono decidere di interromperlo, naturalmente rispettando i termini di preavviso per evitare penalizzazioni e sanzioni.
In pratica, il lavoratore spesso cerca di farsi licenziare per ottenere la disoccupazione, mentre il datore di lavoro tenta di indurre il lavoratore a dimettersi per evitare il ticket e semplificare le spiegazioni sul ridimensionamento del personale. Entrambe le parti, quindi, cercano di tutelare i propri interessi, pur riconoscendo che il rapporto di lavoro non può proseguire.
La novità che farà discutere: niente disoccupazione e dimissioni automatiche dopo 15 giorni di assenza
La novità introdotta dall’attuale esecutivo mira a modificare l’articolo 26 del Decreto Legislativo 151 del 2015, ossia il Jobs Act, aggiungendo un nuovo comma. Questa norma, ancora non ufficializzata, introduce nuove disposizioni riguardanti le assenze ingiustificate, le dimissioni, i licenziamenti e la Naspi.
In sintesi, se un dipendente accumula 15 giorni (invece dei 5 inizialmente previsti nel DDL) di assenze ingiustificate, il datore di lavoro può considerare il rapporto di lavoro risolto, e il lavoratore viene considerato dimissionario. Ciò significa che, anche senza dimissioni volontarie esplicite, il lavoratore perde il diritto alla Naspi.
Più cause in tribunale: scenari futuri
In caso di assenza ingiustificata per oltre 15 giorni, il datore di lavoro dovrà comunicare la situazione alla Direzione Territoriale del Lavoro, che potrà intervenire per verificare la veridicità dei fatti. Questo provvedimento punta a contrastare i cosiddetti “furbetti della Naspi”, quei lavoratori che si assentano ripetutamente per indurre il datore di lavoro a licenziarli, senza perdere l’indennità di disoccupazione.
La norma sta sollevando numerose polemiche, poiché sembra avvantaggiare i datori di lavoro a scapito dei lavoratori.
Questa disposizione produrrà sicuramente numerose controversie legali, con lavoratori che cercheranno di indurre il licenziamento attraverso assenze ingiustificate. E datori di lavoro che sfrutteranno le dimissioni in bianco, una pratica illecita ma diffusa. Norme complesse e, a volte, paradossali, costringono le parti a ricorrere a stratagemmi e sotterfugi per proteggere i propri interessi.