Naspi, ecco come funziona l’indennità adesso, attenti a non sbagliare

Naspi, ecco come funziona adesso l'indennità per disoccupati dell'INPS e perché le cose sono nettamente cambiate rispetto a prima.
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Naspi, ecco come funziona adesso l'indennità per disoccupati dell'INPS e perché le cose sono nettamente cambiate rispetto a prima.
Foto © Investireoggi

L’indennità Naspi è l’ammortizzatore sociale a cui ricorrono tutti i lavoratori che perdono involontariamente la propria occupazione. Si tratta di una misura molto popolare tra i lavoratori e, di conseguenza, molto importante, poiché offre a chi ha perso il lavoro un sostentamento economico che altrimenti non avrebbe.

Nel 2025, però, qualcosa cambierà per la Naspi, sia per quanto riguarda l’importo sia per le regole. È infatti in corso una sorta di grande riforma del sistema assistenziale italiano, attraverso cui la Naspi si trasformerà in una misura di politica attiva del lavoro più incisiva rispetto al passato.

Le novità sull’indennità di disoccupazione sono già state annunciate e i richiedenti (o i beneficiari già in carica) devono iniziare a comprendere quali adempimenti aggiuntivi siano necessari per continuare a percepirla.

Naspi e dimissioni, cosa cambia adesso?

Partiamo da una novità che può essere considerata una vera e propria stretta per quanto riguarda la Naspi e le dimissioni volontarie. Come è noto, la Naspi può essere percepita esclusivamente se la perdita del posto di lavoro è involontaria.

Ciò significa che il lavoratore deve aver perso il lavoro a seguito di licenziamento individuale, collettivo, anche disciplinare, scadenza del contratto a termine oppure risoluzione consensuale del rapporto. Esiste un’unica eccezione per le dimissioni volontarie, ossia quando queste siano rassegnate per giusta causa; in tutti gli altri casi, se ci si dimette, non si ha diritto all’indennità.
Per aggirare questo ostacolo, molti ricorrono a assunzioni di comodo di breve durata, dopo essersi dimessi dal precedente impiego. Tale pratica, però, è ora soggetta a ulteriori limitazioni.

Naspi, ecco come funziona adesso, attenti a non sbagliare

Non di rado i lavoratori, da soli o in accordo con il datore di lavoro (che potrebbe essere interessato a interrompere il rapporto), mettono in atto una pratica particolare. Si dimettono volontariamente e poi si fanno assumere per pochi giorni da un’altra azienda.

In questo modo, al termine del nuovo rapporto di lavoro, si supera l’ostacolo delle precedenti dimissioni. Adesso, però, l’intervento sulla Naspi pone un freno: chi, dopo aver dato le dimissioni, viene riassunto altrove, deve restare in servizio almeno tredici settimane prima di riacquisire il diritto alla Naspi e “sanare” le vecchie dimissioni. Si tratta di un vero e proprio giro di vite contro quelle che molti ritengono furbate.

Ecco come funziona l’indennità Naspi adesso

Dal punto di vista tecnico, la Naspi non subisce modifiche sostanziali: il suo meccanismo di erogazione rimarrà lo stesso anche nel 2025. L’indennità per disoccupati INPS è corrisposta per un periodo pari alla metà delle settimane lavorate nei quattro anni precedenti.

Naturalmente, ciò vale solo se i periodi di lavoro già svolti non siano stati utilizzati in precedenza per percepire un’ulteriore indennità di disoccupazione. Sempre ai precedenti quattro anni si fa riferimento anche per il calcolo dell’importo della Naspi. A contare è la media delle retribuzioni lorde utili ai fini previdenziali, su cui la Naspi viene calcolata in misura pari al 75% di tale media. Esiste però un tetto massimo mensile che non può essere superato.

Naspi, importi, calcolo e regole dell’indennità

L’importo della Naspi corrisponde al 75% della media retributiva per chi non supera i 1.425,21 euro. In caso di superamento di questa media, al 75% si aggiunge il 25% della differenza tra la retribuzione media e la retribuzione effettivamente percepita. Per il 2024, comunque, la Naspi non può superare i 1.550,42 euro al mese.
L’unico requisito richiesto, oltre alla perdita involontaria del posto di lavoro, è aver maturato almeno 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti la cessazione del rapporto.

La Naspi è erogata per un periodo pari alla metà delle settimane lavorate nei quattro anni precedenti, purché tali periodi non risultino già utilizzati per altre indennità.

Cosa deve fare il beneficiario dell’indennità adesso

Come detto in premessa, la Naspi assume sempre più i connotati di una misura di politica attiva del lavoro. Deve infatti essere impiegata a fini di ricollocazione. Di conseguenza, chi perde il lavoro deve prestare particolare attenzione a rispettare alcuni obblighi ulteriori.

Le novità introdotte, in vigore dal 24 novembre 2024, prevedono che tutti i beneficiari di NASpI (ma anche di DIS-COLL) si iscrivano al Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (SIISL). Ossia la piattaforma digitale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Inoltre, per continuare a percepire la Naspi, il disoccupato deve, entro 15 giorni dall’inizio della fruizione dell’indennità, sottoscrivere il PAD (Patto di Attivazione Digitale). Aggiornando poi il proprio curriculum e dimostrando di cercare attivamente un nuovo lavoro.

Troppe assenze equivalgono a dimissioni volontarie

Se da un lato si è posto un freno alle nuove assunzioni brevi che seguono le dimissioni (come spiegato sopra), dall’altro si registra una stretta anche in un altro ambito. Chi accumula troppe assenze rischia di perdere la Naspi. Spesso, infatti, un rapporto di lavoro non si interrompe per due motivi:

  • Il datore di lavoro non vuole licenziare per evitare di pagare un ticket licenziamento sempre più alto in base alla durata dell’assunzione.
  • Il dipendente non vuole dimettersi per non perdere la Naspi.

Talvolta, dunque, il dipendente può assumere comportamenti che inducono il datore di lavoro al licenziamento. Sebbene il licenziamento disciplinare non impedisca l’accesso alla Naspi, tali licenziamenti di natura “indotta” ora sono frenati. Se risulta che un lavoratore fa di tutto per farsi licenziare, potrebbe perdere il diritto alla Naspi, come se avesse rassegnato dimissioni volontarie.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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