Una classe che nel 2025 potrà andare in pensione con qualche possibilità in più offerta dalla normativa è quella dei nati nel 1963. Per chi è nato fino al 1963, il 2025 sarà l’anno del compimento dei 62 anni di età. E con la giusta carriera di versamenti contributivi, il 2025 sarà l’anno in cui molti di questi soggetti potrebbero trovare l’uscita per la pensione.
Oggi vedremo infatti che ci sono due misure che permettono di andare in pensione con questa età. Anzi, una delle due misure permette di uscire anche prima dei 62 anni.
In ogni caso servono 41 anni di contributi versati
Nel 2025, l’ultima Legge di Bilancio probabilmente finirà con il prevedere ancora una volta la quota 103. Infatti, al contrario delle previsioni originarie, la misura non verrà chiusa al 31 dicembre 2024 ma sarà attiva anche nel 2025. E questo canale agevolato, che come tutti sanno prevede 41 anni di contributi da centrare, si andrà ad affiancare alla quota 41 per i lavoratori precoci. Come è evidente, in ogni caso servono 41 anni di contributi versati per entrambe le misure. Oggi analizziamo le differenti pensioni 2025 con le due misure.
La quota 41 per i lavoratori precoci
Chi nel 2025 completa i 41 anni di contributi potrà avere accesso a due canali di uscita anticipata. E uno dei due non ha alcun limite anagrafico. Significa che chi arriva a 41 anni di contributi, a prescindere dall’età, ha la possibilità di andare in pensione. Non una certezza, ma solo una possibilità. Perché la quota 41 per i lavoratori precoci è una misura che ha due diversi sotto-requisiti contributivi da completare.
Oltre infatti ai 41 anni complessivi da raggiungere, bisogna pure che 35 anni siano al netto dei contributi figurativi da disoccupazione o da malattia.
- Disoccupati
- Caregiver
- Invalidi
- Addetti ai lavori gravosi
Invalidi, disoccupati e caregiver: come andare in pensione nel 2025 con 41 anni di versamenti
La quota 41 per i precoci può essere un canale di pensione 2025 agevolato per chi è un disoccupato. Infatti, basta che l’interessato abbia prima richiesto e poi percepito la Naspi per poter rientrare in questo scivolo. La pensione di quota 41 per i precoci vale per il disoccupato che da almeno tre mesi ha terminato di prendere interamente la Naspi spettante.
Sempre la quota 41 per i precoci vale anche per invalidi al 74% almeno, cioè invalidi civili che la Commissione Medica delle ASL ha riconosciuto con una riduzione della capacità lavorativa almeno pari al 74%.
Inoltre, sempre in materia di disabilità, il lavoratore che ha maturato 41 anni di contributi e ha da assistere coniuge o genitori invalidi sotto Legge 104, o parenti e affini fino al secondo grado, ma che non hanno a loro volta genitori o coniugi, o li hanno invalidi o anziani sopra i 70 anni di età, può rientrare nella medesima misura. Serve che tra richiedente la pensione e parente disabile ci sia convivenza sotto lo stesso tetto da almeno 6 mesi.
I lavori gravosi e la pensione anticipata senza limiti di età
Infine, sempre la quota 41 per i precoci è una misura destinata a chi svolge un lavoro gravoso. Oggi e nel 2025 sono 15 le attività di lavoro gravoso previste dalla normativa vigente, le stesse che danno diritto alla pensione con l’APE Sociale. Le attività sono:
- Addetti alla concia di pelli e pellicce
- Addetti ai servizi di pulizia senza qualifica
- Facchini e addetti allo spostamento delle merci
- Operai agricoli
- Operai edili
- Marittimi
- Operai siderurgici
- Pescatori
- Macchinisti dei treni e personale ferroviario viaggiante
- Maestre ed educatori di asilo nido e scuola dell’infanzia
- Gruisti
- Camionisti
- Addetti alla cura di persone non autosufficienti
- Infermieri ed ostetriche delle sale operatorie e delle sale parto
- Netturbini e addetti alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti
Il lavoro gravoso, qualsiasi sia la categoria tra le 15 prima esposte, può dare diritto alla quota 41 per i precoci solo se tali attività sono state svolte per 7 degli ultimi 10 anni o per 6 degli ultimi 7 anni.
- Addetto al lavoro notturno
- Autisti di mezzi per il trasporto pubblico sopra 9 persone di massa a pieno carico
- Operai della linea a catena
- Minatori e addetti al lavoro in cave, gallerie e in sotterraneo
- Addetti allo smaltimento dell’amianto
- Lavoratori del vetro cavo
- Addetti a lavorazioni in spazi ristretti
- Addetti a lavori con esposizione ad alte temperature
- Palombari
La quota 103 nel 2025, tutti in pensione ma a 62 anni
Se la quota 41 non prevede limiti di età, non è così per la quota 103, un’altra misura per la quale bastano, anche nel 2025, i soliti 41 anni di contributi versati. Infatti, per la quota 103 serve arrivare almeno a 62 anni di età. La misura però non ha i limiti di platea della quota 41 dei precoci, perché vale per qualsiasi lavoratore a prescindere dall’attività svolta e a prescindere da eventuali patologie invalidanti, disoccupazione o parenti disabili da assistere.
Come per la quota 41 precoci, però, i 41 anni di contributi non bastano, perché 35 anni devono essere sempre scevri dai contributi figurativi per disoccupazione o malattia. Chi va in pensione con quota 41 precoci deve aspettare 3 mesi di finestra per prendere il primo rateo di pensione dopo aver maturato il diritto alla pensione.
La quota 41 è meglio della quota 103 anche per le pensioni 2025
Ma le differenze più marcate tra le due misure riguardano alcune limitazioni che la quota 103 ha e che invece la quota 41 per i precoci non ha. E chi nel 2025 ha diritto ad entrambe le misure, avendo raggiunto i requisiti per tutte e due le prestazioni, dovrebbe scegliere inevitabilmente la quota 41 precoci.
Prima di tutto perché chi va in pensione con la quota 103 non può svolgere alcuna attività lavorativa, se si esclude il lavoro autonomo occasionale che non deve superare 5.000 euro di reddito annuo. Con la quota 41 non c’è questo vincolo. Detto delle finestre che per la quota 41 sono migliori, un’altra differenza è quella dell’importo minimo della pensione. Fino ai 67 anni, chi esce con la quota 103 non potrà mai ricevere, anche se ne ha diritto, una pensione più alta di 4 volte il trattamento minimo (più o meno una pensione mai sopra 2.400 euro).
Ma il vero paletto negativo di quota 103 è il calcolo contributivo della prestazione. Infatti, chi va in pensione con la quota 103 deve accettare il calcolo contributivo della prestazione, che con la quota 41 non è necessario. E per chi magari ha maturato già 18 anni di versamenti prima del 1996, significa perdere il 30% di pensione. Perché, come tutti sanno, chi ha almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, può godere del calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011. Un calcolo che con la quota 41 riceverebbe ed è nettamente più favorevole nella maggior parte dei casi.