La proposta di legge sulle aperture/chiusure dei negozi di domenica e durante i festivi, presentata dal sottosegretario allo Sviluppo Davide Crippa del M5s, ha causato non poche polemiche in merito alla perdita di fatturato e posti di lavoro. Secondo la proposta di legge le aperture straordinarie non potranno superare i 12 giorni all’anno, saranno permessi turni a rotazione come per le farmacie e i Comuni dovranno rispettare la regola di un negozio aperto su quattro dello stesso settore merceologico ad esclusione di quelli inerenti il turismo.
Si temono perdite importanti
Non sono così mancate le prime opinioni contrarie, come ha anche affermato il presidente di Confimprese, Mario Resca “Le aziende saranno costrette a licenziare, l’intero comparto perderà 400mila posti di lavoro e il 10% del fatturato. Questo significherebbe perdere il 15% della forza lavoro in un Paese che ha un tasso di disoccupazione dell’11%, con un Pil in forte rallentamento nel secondo trimestre e un futuro delle famiglie molto incerto”. La preoccupazione è anche per le città turistiche del Belpaese che potranno tenere o meno i negozi aperti; i turisti che arrivano in Italia così troverebbero le serrande abbassate. A tal proposito il presidente fa notare: “Quali sono i criteri per stabilire le città a vocazione turistica? Il nostro Paese è tutto una meta turistica e noi, oltre che i posti di lavoro, vogliamo perdere anche i servizi e i consumi? Gli acquisti non sono di necessità ma di impulso, la gente consuma se ne ha l’opportunità, ma se i negozi sono chiusi rinuncia e non compra”.
Il confronto con alcuni paesi europei che vale la pena analizzare
Secondo i dati di Federdistribuzione, invece, il 65% dei consumatori è favorevole alle aperture domenicali e festive, sopratutto perchè queste avrebbero permesso di assumere più di 4mila persone e distribuire 400 milioni di euro di salari addizionali.
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