Il premier Mario Draghi ha voluto riferire alla Camera dei Deputati l’intenzione di salire al Quirinale, dove con ogni probabilità si dimetterà nelle mani del presidente Sergio Mattarella. I mercati finanziari non l’hanno presa bene. L’indice FTSE MIB segna un calo dell’1,43% mentre scriviamo. E lo spread BTp-Bund sul tratto decennale è volato sopra 240 punti base in apertura di seduta, sebbene abbia ripiegato nei minuti successivi in area 235 punti, comunque ai massimi da un mese. In particolare, il rendimento del BTp a 10 anni tratta al momento a quasi 3,60%.
Sono evidentemente due i fatti che stanno influenzando le contrattazioni in queste ore. Il primo riguarda le dimissioni di Draghi, molto apprezzato dai mercati e percepito in patria e, soprattutto all’estero, un garante della stabilità politica italiana. E oggi la fine del suo governo coincide con il board BCE chiamato ad alzare i tassi d’interesse per la prima volta dal 2011. Non c’è certezza sull’entità della stretta monetaria. Da qualche giorno non si esclude più che l’istituto possa annunciare un rialzo dei tassi dello 0,50%, anziché dello 0,25%. L’accelerazione dell’inflazione nell’Eurozona a giugno depone in tal senso.
Spread su anche per rischio delusione
E sempre la BCE oggi renderà note al mercato le caratteristiche del cosiddetto scudo anti-spread, uno strumento studiato in queste settimane per calmierare i rendimenti sovrani nel Sud Europa. Solo così Francoforte avrebbe il modo di combattere efficacemente l’inflazione senza scatenare una tempesta finanziaria in parte dell’Area Euro. Dato l’aumento, tutto sommato, contenuto dello spread, probabile che la BCE stia tenendo sotto controllo i rendimenti in queste ore, al fine di presentarsi all’appuntamento odierno con i mercati con un pizzico di credibilità in più.
Probabile, comunque, che lo scudo anti-spread non sia affatto quello strumento indispensabile per placare i rendimenti italiani.