Forse era responsabile di molti disagi per il reperimento di manodopera, forse la disorganizzazione del sistema ha permesso a molti furbetti di approfittarne, ricevendo un bel sussidio standosene comodamente a casa, forse è stato un peso per le casse dello stato, ma probabilmente non era lui il male assoluto. Parliamo del reddito di cittadinanza, accusato di aver tolto manodopera dal mercato e di aver contribuito al drastico calo di richieste di lavoro nei comparti nevralgici dell’economia italiana, come il turismo, l’agricoltura e la ristorazione.
Nonostante la sua graduale abolizione, sembra che comunque nessuno voglia svolgere ugualmente lavori che implichino sforzo fisico. Ad esempio, non si trovano braccianti per fare la vendemmia.
Questo problema, fino a qualche anno fa trascurabile, era salito alla ribalta negli ultimi due anni, quando si addossava proprio al reddito di cittadinanza la colpa di una così profonda carenza.
Addio reddito di cittadinanza, benvenuti nuovi problemi
Con il termine del sussidio si sperava di mettere fine anche alla difficile questione della reperibilità della manodopera, specie nei campi. La difficoltà delle imprese nel trovare lavoratori non è quindi solo colpa del Rdc.
In realtà, sono sopraggiunte nuove complicazioni, che di fatto porteranno a gravi limitazioni nella vendemmia 2023.
Vendemmia che vedrà calare anche la produzione (si stimano 44 milioni di ettolitri contro i 49 dello scorso anno) a favore di quella francese, che otterrà così il primato mondiale con 45 milioni di ettolitri. Tuttavia, le scorte degli scorsi anno non lasceranno a secco le cantine, con l’aggiunta di una qualità, quella 2023, davvero eccelsa.
Insomma, non piove sul bagnato, ma il problema c’è, è reale e può portare a pesanti ritardi nella produzione.
Burocrazia e sviluppo dei paesi neo-comunitari: le cause della carenza di braccianti
Gli italiani sembrano non volerne sapere di fare la vendemmia, ma questo era noto ormai da anni. L’assenza di lavoratori nostrani era però stata sempre compensata da extracomunitari e dai paesi neo-comunitari, come Romania, Polonia, Bulgaria, il cui graduale miglioramento delle condizioni economiche, ha portato molti braccianti a far rientro nelle proprie terre di origine.
A questo bisogna aggiungere la farraginosa lentezza con cui ancora non si riesce a snellire il Decreto Flussi.
Il click day a marzo e l’integrazione a luglio hanno permesso di inserire, rispettivamente, 44mila e 40mila lavoratori. Purtroppo la lentezza burocratica, denuncia Roberto Caponi, Responsabile Direzione lavoro e welfare di Confagricoltura, dei Consolati italiani sta ritardando la concessioni dei visti per tutti i cittadini provenienti da Paesi Extra Ue.
Per capire la portata del fenomeno, basti pensare che, su 1 milione di lavoratori in agricoltura, il 30% è straniero e il 10% proviene da paesi fuori dall’UE.
Se non vengono velocizzate le procedure di visti e assunzioni, è facile intuire che per la vendemmia ci sarà una forte carenza di manodopera.