L’ailanto è un genere di piante della famiglia delle simaroubaceae che comprende sette tipologie di alberi originari delle zone tropicali dell’Australia e dell’Asia. Essa può raggiungere anche altezze superiori ai 25 metri ed è una specie invasiva che è in grado di colonizzare intere aree minacciando quindi la biodiversità e mettendo a rischio l’ambiente.

Le caratteristiche principali dell’alianto

L’ailanto è una pianta che viene chiamata anche albero del paradiso. Essa dapprincipio fu importata dall’Asia in Europa per allevare la philosamia cyntia (un tipo di farfalla) e poi venne utilizzata come una pianta da ornamento grazie alla rapida crescita.

Essa, infatti, si adatta molto facilmente ai diversi tipi di clima ed in più tollera anche poca acqua e poche sostanze nutritive per lunghi periodi.

L’ailanto si propaga non soltanto tramite il seme ma anche grazie all’apparato radice che si può estendere anche a quindici metri di distanza dalla pianta principale dando vita a nuove piante. Il frutto è invece la samara che riesce a sfruttare la forza del vento per diffondere il seme contente in esso. E’ una pianta invasiva perché il suo apparato radicale emette sostanze chimiche che non permettono lo sviluppo di altre piante o la loro germinazione.

Perché l’ailanto mette a rischio l’ambiente

L’ailanto grazie alle sue caratteristiche si sta espandendo sempre più nel nostro paese in quanto si adatta facilmente al variare delle condizioni climatiche. Il problema è che essa sta minacciando la flora autoctona. L’European and Mediterranean Pant Protection Organization la considera come una specie molto invasiva per cui necessiterebbe di un controllo attento dell’uomo. Questo però è complicato dato che essa è in grado di crescere e di propagarsi molto velocemente.

Anche la sua eliminazione è molto difficile. Questo perché se ti taglia il tronco alla base, essa si rigenera grazie alle radici.

I metodi chimici sono sicuramente migliori ma purtroppo inquinano per cui l’unico modo per eliminarla è quello di tirarla via dal terreno quindi togliere le radici.

Se non si troveranno modi per ridurla, essa impedirà che crescano specie autoctone per cui con il tempo si sostituirà a queste ultime portando ad una perdita della biodiversità. Sii creeranno infatti delle popolazioni di piante monovegetali.

La modifica dell’ambiente

La pianta dell’ailanto se non verrà tenuta sotto controllo non solo porterà alla diminuzione o alla scomparsa delle specie autoctone ma altererà anche le caratteristiche del suolo. Inoltre, porterà a conseguenze sulla fauna nonché sugli insetti che impollinano. Questo perché quando resta una sola specie vegetale può succedere che le altre si estinguano con la conseguenza che anche gli animali presenti in quel tipo di habitat scompaiano.

Le conseguenze non riguardano soltanto l’ambiente ma anche gli aspetti sanitari ed economici del territorio. Il motivo è che tale pianta esotica può portare allergie mentre nelle aree urbane può causare danni strutturali per il suo rapido sviluppo. L’ailanto, quindi, andrà monitorato a fondo per impedire che venga meno la biodiversità e che si crei inquinamento floristico.

Leggete anche: Le 5 erbe aromatiche più efficaci per depurarsi e regolare il peso corporeo.