L’Italia è il secondo produttore al mondo di pomodori destinati alla trasformazione industriale. A causa del cambiamento climatico, però, potrebbe cambiare tutto. Al momento sono dedicate a questa tipologia di coltivazione orticola circa 70mila ettari di terreno. E la produzione è di oltre 6 milioni di tonnellate all’anno di prodotti trasformati. C’è infatti uno studio portato avanti da una équipe internazionale, guidata dal professore di agronomia dell’Università di Salerno, Domenico Ronga, e dal professore di agronomia della Aarhus University in Danimarca, Davide Cammarano.

Ha lanciato infatti un allarme: a causa dell’aumento delle temperature, entro il 2050, la produzione globale di pomodori potrebbe ridursi del 6%. Una delle aree più colpite sarà proprio l’Italia.

Lo studio sui rapporti tra surriscaldamento globale e pomodori da industria

La ricerca si trova su Nature Food e rappresenta una novità. Come sottolinea il prof. Renga all’Ansa, l’impatto del surriscaldamento globale è stato studiato soprattutto per quanto concerne le produzioni cerealicole (dal grano al riso al mais). Non su altre tipologie di produzioni orticole come il pomodoro. L’interesse per il pomodoro d’industria è che viene coltivato all’aperto, mentre il pomodoro per il consumo fresco è solitamente prodotto in serra. Esistevano già alcuni studi sulla questione, ma riguardavano soltanto alcune aree molto circoscritte. Questo è il primo che analizza la situazione nei tre maggiori produttori di pomodoro da industria al mondo, gli Stati Uniti, l’Italia e la Cina. Essi coprono i due terzi della produzione globale. L’analisi è stata condotta a partire da cinque modelli climatici, che a partire dalla quantità di emissioni di gas serra (contenute, elevate, molto elevate), prevedono diverse temperature e piovosità.

L’impatto del surriscaldamento globale sulla produzione di pomodori da industria

Il cambiamento climatico si farà sentire soprattutto in alcune aree. Si calcola che, con un incremento medio delle temperature globali di 2,6 gradi nel 2050 e di 5 gradi nel 2100, la produzione orticola di pomodori potrebbe andare in contro a grandi difficoltà.

La pianta, infatti, se la temperatura supera i 28 gradi diminuisce notevolmente la produttività. Le zone più colpite potrebbero essere alcune regioni dell’Italia e della California.
Il focus sull’Italia prevede che, per ogni grado di aumento delle temperature, la produzione potrebbe diminuire di 0,3 tonnellate per ettaro in Emilia Romagna. Di 0,4 tonnellate per ettaro, invece, nella provincia di Foggia. Il calo della produttività sarà connesso anche a un altro fattore: il consumo di acqua. Per far fronte alle temperature sempre più roventi, bisognerà incrementare l’irrigazione tra i 25 e i 150 millimetri di acqua per ettaro. Il problema non è di poco conto, perché ci sono vaste aree in cui la scarsità di acqua è una questione già oggi all’ordine del giorno.
È possibile dunque che le coltivazioni dovranno spostarsi in aree più fresche come il nord della California e della Cina. Ma in Italia? Difficile prevedere cosa potrebbe accadere, ma è un dato di fatto che il cambiamento climatico renderà la sopravvivenza degli umani sempre più difficile.
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