Altro che braccia aperte, non tutte le aziende stanno vedendo di buon occhio l’intelligenza artificiale di OpenAI, e ora si sta praticamente rigirando la frittata. Infatti, Apple vieta ChatGPT, i suoi dipendenti non dovranno assolutamente utilizzarlo. Ma come mai? Se pensate che il motivo sia da imputarsi a principi morali, vi sbagliate di grosso. In realtà si tratta di mera politica economica.

Non tutti voglio la nuova IA

Ebbene sì, dopo il grande caos che si era scatenato in Italia per la decisione del Garante della privacy di aver vietato l’utilizzo di ChatGPT, anche altrove stanno iniziando perplessità sempre più pesanti, fino a raggiungere decisioni dure.

Apple usa il pugno di ferro e chiede ai suoi dipendenti di non avvalersi del software. L’azienda ha inoltre proibito anche l’utilizzo di Copilot di GitHub, dietro cui c’è lo zampino di Microsoft, quindi una diretta concorrente. Ma quali sono i motivi che hanno spinto la società di Cupertino a una decisione così drastica? Come dicevamo, le motivazioni sono essenzialmente economiche, visto che si teme che tramite questi software altre aziende possano carpire informazioni interne a Cupertino.

Eppure ci sembra davvero strano, visto che l’annuncio è arrivato subito dopo quello che presentava la prima app di ChatGPT proprio sui sistemi iOS. Una contraddizione in termini? Anche no. È naturale che una grande azienda come Apple voglia offrire ai suoi utenti tutte le opzioni possibili, e se i trend dicono che tutti stanno cercando questo tipo di IA, allora sarebbe controproducente non dar loro ciò che vogliono, altrimenti il rischio sarebbe che lo cercheranno da altri. Ciò detto, però, è sempre meglio mettere un freno, quindi evitare che i propri dipendenti possano incentivare tale utilizzo finendo per far danno ai processi produttivi dell’azienda per cui lavorano.

Apple vieta ChatGPT, si teme passo indietro

Il tema dell’intelligenza artificiale è ormai argomento di dibattito pubblico da diversi mesi.

E proprio di recente anche il co-fondatore di OpenAI, Altman, ha parlato con i senatori degli Stati Uniti per confermare la sua disponibilità a stabilire un regolamento condiviso per evitare che questa tecnologia possa finire in mani sbagliate. In linea di massima, comunque, il clamore entusiasta dei primi giorni sembra essersi molto placato, e ora l’IA generativa è vista più come un possibile danno, che come un pregio. Come diceva Aristotele, però, solitamente la verità sta nel mezzo e probabilmente si arriverà prima o poi a regolamentare in maniera chiara tale tecnologia al fine di evitare qualsiasi tipo di complicazione e pericolo.

Ad ogni buon conto, al momento il freno arriva proprio dalle aziende. Non dobbiamo infatti dimenticare che sotto certi aspetti parliamo comunque di potenziali riveli, per quanto OpenIA possa anche interessarsi a settori che differiscono da quelli di molti altri colossi nel mondo. Ad ogni buon con Apple ha detto stop a ChatGPT, ma appare già in buona compagnia. Oltre alla mela morsicata, hanno infatti rifiutato i servigi del software anche JP Morgan, Amazon e Verizon. Insomma, questo algoritmo non s’ha da fare e il motivo è sempre lo stesso, impedire a un’azienda rivale di acquisire informazioni private che potrebbero nuocere ai propri processi produttivi.

C’è comunque chi vede una contraddizione nel fatto che tale decisione sia arrivata proprio subito dopo l’approdo di ChatGPT su iOS. Come abbiamo già spiegato, invece, si tratta di un normale comportamento da parte di Apple, la quale non può certo negare ai suoi clienti quelli che sono i trend del momento.