Lo slogan “Andrà tutto bene”, nato durante la fase peggiore della pandemia, cercava di condensare speranze e buoni auspici piuttosto che indicare una precisa strada di ripresa. Se non altro perché, in quel momento, appariva chiaro che riprendere la marcia interrotta così bruscamente sarebbe stato complicato.

Bollette aumento

L’immediato post-Covid, in ondo, ci aveva solo relativamente messo di fronte agli effetti reali della contrazione economica apportata dal rallentamento pandemico. Più che altro, sono stati gli anni della “ripresa” vera e propria ad aver consegnato ai cittadini la parte più cruda e dura della risalita, fatta di una riduzione progressiva del potere d’acquisto, di aumenti costanti (al netto di qualche stabilizzazione) dei prezzi per i beni di prima necessità e, soprattutto, di una limitazione nel movimento di denaro, con conseguente stagnazione e ricorsi più massicci ai risparmi accantonati.

Il tutto, in un quadro che di positivo, statistiche a parte, ha poco o nulla. Anche per colpa della guerra in Ucraina chiaramente che, con la conseguente crisi della diplomazia internazionale, ha finito per tirare nel tritacarne l’intero meccanismo economico. Che, teoricamente, avrebbe dovuto riprendere il passo interrotto prima del lockdown.

Assieme ai beni primari, lo specchio della nuova crisi è quello delle fatture emesse per i consumi domestici. Una maggiorazione praticamente generale. Abbastanza elevata da richiedere un intervento massiccio del bonus sociale, anche per i redditi che, prima della pandemia, erano in grado di far fronte a una momentanea crisi del sistema. L’altalena dei prezzi è stata quindi mitigata fino a raggiungere una sostanziale stabilità, senza tuttavia raggiungere gli standard precedenti alla crisi sul fianco orientale. Semmai, proprio l’incertezza rispetto al futuro del conflitto russo-ucraino implica l’incremento delle variabili in gioco. E i prezzi delle utenze potrebbero risentirne ancora sul lungo periodo.

Bolletta dell’elettricità, cambiano le oci: cosa aumenta e cosa diminuisce

L’Arera ha dato indicazioni sulla nuova bolletta dell’energia elettrica per il terzo trimestre del 2023, segnalando ancora una preponderante criticità per le famiglie italiane.

E questo nonostante i prezzi siano attestati su una sostanziale stabilità (circa lo 0,4% in più) anche per i tre mesi che verranno. Le stime sul cliente standard, quindi, si attestano su circa 23,85 centesimi di euro per KWh (tasse incluse). Questo, almeno, per quel che riguarda i consumatori “tipo”, ossia con consumi medi di circa 2.700 kilowattora l’anno.

Il punto è che, in fattura, alcune voci possono salire sulla giostra delle variabili, determinando la discrepanza nei prezzi da mese a mese. Secondo quanto segnalato dall’autorità, ad esempio, cresceranno di un ulteriore 2% i costi di approvvigionamento dell’energia, ossia di 11,84 centesimi di euro. Resta invariato, invece, il costo per il trasporto e la gestione del contatore (3,99 centesimi), così come la quota per la commercializzazione (2,16).

Capitolo a parte è quello degli oneri di sistema, ossia la voce che, in autunno, era stata limitata per far sì che i rincari non incidessero troppo sulle tasche dei consumatori. La buona notizia è che, dopo il loro ripristino in bolletta, si registra un discreto calo pari al 4,6% rispetto al trimestre numero due dell’anno in corso, quindi a quota 2,89 centesimi. Occorre ricordare che, degli oneri di sistema, fanno parte i fondi per il finanziamento del cosiddetto bonus elettrico (a sua volta parte dell’Arim), destinato alle famiglie in difficoltà, peraltro migliorato fino ai livelli di quello destinato all’utenza del gas.

Per quanto riguarda le imposte, quindi oltre il 12% del totale della bolletta elettrica, le stime dicono quasi 3 centesimi (2,97), Iva e accise incluse. Tutto sommato, la spesa dovrebbe attestarsi a 1.150 euro, in costante crescita nel rapporto all’annata precedente. Stavolta addirittura del 7,3%.

Riassumendo…

  • la bolletta dell’elettricità risente ancora delle variabili legate al contesto geoeconomico;
  • per il secondo trimestre del 2020, secondo Arera si registrerà un calo degli oneri di sistema ma un aumento dei costi di approvvigionamento;
  • la spesa media per famiglia dovrebbe attestarsi sui 1.150  euro annui (+ 7% rispetto allo stesso trimestre del 2022).