No, non stiamo parlando dei simulatori, quei giocatori che fingono di aver subito un fallo grave per far ammonire l’avversario. Per furbetti del cartellino intendiamo coloro che se ne vanno altrove dopo aver timbrato la propria presenza al lavoro. Arrivano i dati della Corte dei conti, i numeri sono a dir poco sconcertanti. Il fenomeno è aumentato del 13% nel 2022.

Truffa ai danni dello Stato

Tigrare il cartellino e poi andarsene in giro a fare altro, invece di lavorare, è un illecito che rientra nella truffa ai danni dello Stato.

Lo ha stabilito nel 2019 la Cassazione, la quale ha anche confermato la linea dura per coloro che utilizzano questo sistema come prassi vera e propria. I. furbetti del cartellino sono purtroppo uno dei grandi mali della Pubblica Amministrazione e rappresentano spesso un vizio difficile da estirpare nel nostro paese. Nel 2022 si è inoltre registrato un aumento del fenomeno, con il 13% in più di casi segnalati rispetto all’anno precedente. Ma chi sono i furbetti del cartellino? Coloro che timbrano e poi abbandonano il posto di lavoro sono solitamente persone che ne approfittano per andare a fare delle commissioni, come ad esempio la spesa, oppure semplicemente starsene al bar coi colleghi.

C’è però anche chi fa di peggio, ossia fa un doppio lavoro, così da aggiornare reato a reato. Gli accertamenti ci arrivano grazie al lavoro Giudizio di Parificazione del Rendiconto generale dello Stato sui numeri offerti dalla Corte dei Conti. Sul secondo lavoro, in particolare, i giudici contabili sottolineano che si tratta di importi percepiti da pubblici dipendenti in totale assenza di autorizzazione. Tali importi ammontano a ben 7,6 milioni di euro. Si, avete capito bene, questi dipendenti della Pubblica Amministrazione timbravano, poi abbandonavano il posto di lavoro e ne andavano a fare un altro. Sommando tutti i secondi stipendi ottenuti illecitamente si ottengono oltre 7 milioni e mezzo di euro.

Furbetti del cartellino, quali sono le sanzioni?

Per fortuna c’è chi indaga su queste cose ed è proprio grazie al lavoro dei giudici che si è riuscito a scoprire i numeri e la reale portata del fenomeni che, come detto, è anche in aumento. In realtà, sappiamo bene che questa probabilmente è solo la punta dell’iceberg e che tanti furbetti del cartellino non sono stati ancora scoperti. Ciò detto, secondo i dati relativi al 2022 si è arrivati a sanzioni dal valore di 4,5 milioni di euro. Le false timbrature hanno portato comunque anche a tanti licenziamenti (il 30% delle motivazioni per licenziamento è infatti identificabile proprio con questo reato). A fine 2022 si sono registrati per la precisione 168 casi, di cui 51 conclusi con licenziamento, 53 con sospensione dal servizio, 47 sospesi per procedimento penale, 17 non ancora conclusi.

Il lavoro delle Fiamme Gialle è stato encomiabile, la Guardia di Finanza è intervenuta con 293 accertamenti mirati sulla regolarità di incarichi svolti da dipendenti pubblici. Ma quali sono le sanzioni per i furbetti del cartellino? In merito ai casi specifici verificatisi nel 2022, nella maggior parte dei casi le amministrazioni sono intervenute con sanzioni disciplinari per l’inosservanza di disposizioni di servizio, negligenza e comportamenti scorretti. Ad ogni modo, la pena può comprendere anche la reclusione da uno a cinque anni, oltre a una multa da 400 a 1600 euro. Naturalmente, il lavoratore è passibile di licenziamento, oltre che di risarcimento per la retribuzione percepita durante le ore non lavorate.

Riassumendo…

  • aumentano i casi di false presenze al lavoro, più 13% rispetto all’anno precedente;
  • molti i questi furbetti del cartellino fanno il doppio lavoro, i secondi stipendi percepiti arrivano a un ammontare di 7,6 milioni di euro;
  • secondo i dati le sanzioni arrivano invece a un valore di 4,5 milioni di euro.