La ricetta originale del gianduiotto diventa motivo di dibattito internazionale. No, non stiamo esagerando, visto che le parti coinvolte, Italia e Svizzera, hanno aperto una disputa al fine di ottenere il riconoscimento IGP. Stiamo parlando dell’Indicazione Geografica Protetta, ossia quel certificato che riconosce la località geografica di un luogo come elemento determinante per il prodotto agricolo o alimentare in questione. Insomma, questo particolare cioccolato è italiano o svizzero?

Bagarre Italia vs Svizzera

Non è una partita di calcio, né uno scontro bellico (per fortuna).

La battaglia tra Italia e Svizzera si combatte a colpi di gianduiotto. Bandolo della matassa, gli ingredienti che lo compongono. Gli italiani battono su quelli tradizionali, considerati appunto originali. Gli svizzeri invece punta sull’innovazione, proponendo quindi anche ingredienti nuovi. Da un lato ci sono i nostri marchi storici, come Ferrero, Venchi, Domori e molti altri. Dall’altro invece c’è il colosso elvetico Lindt, che invece combatte duramente contro la tradizione nostrana che vuole identificato il prodotto a Torino secondo quelle che erano le ricette originali piemontesi. Chi avrà la meglio? La situazione sembra tutt’altro che scontata. In ballo, come detto, c’è il riconoscimento IGP.

A farne richiesta è stato il Comitato del Giandujotto di Torino IGP. L’iter per la certificazione è stato però bloccato dall’opposizione fatta da Lindt. Il bandolo della matassa sembra turare tutto intorno al latte. Tale ingrediente è stato in realtà aggiunto a posteriori, quando si è fatto del gianduiotto un prodotto di consumo rivolto alle masse. A fare tale richiesta è stata proprio la Lindt, che appunto ritiene tale elemento imprescindibile. Il comitato italiano però si oppone e rincara la dose, ricordando che invece gli ingredienti originali sono e devono rimanere nocciola, zucchero e massa di cacao. Sapere chi avrà ragione non è cosa da poco, poiché l’ottenimento del marchio IGP ha un valore importante che può dare un contributo grande a tutta l’economia.

Gianduiotto, italiano o svizzero?

Antonio Borra, segretario del Comitato del Giandujotto, combatte per tale riconoscimento, ma contro un colosso come Lindt c’è il rischio di essere sconfitti, nonostante le ragioni siano dalla nostra parte, almeno potenzialmente. Per questo motivo Borra, oltre ad avere l’appoggio di aziende del settore e di quattro facoltà universitarie, chiede anche il sostegno della città di Torino e della Regione affinché intervengano nella disputa e prendano la loro parte. Quando parliamo di importante contributo all’economia non esageriamo affatto: “Oggi il gianduiotto vale 200 milioni di euro all’anno e un gruppo svizzero non può far naufragare un progetto europeo” ha sottolineato Borra. Si tratta quindi di una disputa più importante di quanto si possa immaginare anche in termini economici per il nostro paese.

Benché l’Italia si sia di recente fregiata del primo posto nel turismo green, ottenere anche un riconoscimento del genere può essere di grande valore. Ma quali sono invece le ragioni di Lindt? Il colosso svizzero sostiene invece che è stata lei a crearlo nel lontano 1865 in occasione del carnevale. Insomma, secondo Lindt il protopipo di questo gianduiotto era già stato presentato prima che l’azienda torinese Caffarel lo lanciasse. Particolarità non da poco, la Caffarel in questione venne poi acquistata proprio da Lindt nel 1997.

I punti salienti…

  • Italia e Svizzera si contendono il riconoscimento IGP per il gianduiotto;
  • il cioccolato torinese rischia di perdere la certificazione poiché Lindt ritiene di averlo inventato nel lontano 1865;
  • nella disputa anche la questione degli ingredienti, gli svizzeri vogliono il latte, gli italiani affermano che gli ingredienti originali sono solo zucchero, nocciola e massa di cacao.