Arriva il piano Eni 2022-2025 per lo stop rapido del gas importato dalla Russia. Le principali novità sono lo sviluppo di nuove fonti di energia, la cedola più alta (trimestrale invece che semestrale) e la rideterminazione del business verso l’Africa. Grazie alle alleanze con i paesi produttori, il cane a sei zampe ovvero l’Eni renderà disponibili forniture per oltre quattordici trilioni di piedi cubi. Ecco maggiori dettagli in merito.

Il piano Eni gas

Eni sta con il governo e ha cominciato la corsa per affrancarsi dal gas russo.

La conferma di ciò arriva da Claudio Descalzi (Ad Eni dal 2014) che ha presentato il nuovo piano strategico 2022-2025. Ha spiegato che non rinuncerà al gas di cui l’Italia e l’Europa hanno bisogno e allo stesso tempo si impegnerà sugli obiettivi di decarbonizzazione. Il gas arriverà dall’Africa e dalla Norvegia, dai contratti Gnl ovvero 15 milioni di tonnellate all’anno a fine piano se Gazprom deciderà di ridurre le forniture. Senza comunicare quando, ha poi comunicato che Eni si svincolerà dalla Russia e dalla quota nel gasdotto Blue Stream che è quello che porta il gas russo in Turchia.

Più nel dettaglio ha inoltre spiegato che si inizierà a dirottare gas in Italia dall’estate da altre fonti. Esattamente arriverà dall’Algeria, dalla Libia, dall’Egitto, dal Congo e dal Mozambico ed in più verrà incrementata la produzione nazionale. Il gruppo, poi, ha spiegato, non abbandonerà la transizione energetica. Accelererà la corsa verso l’obiettivo di zero emissioni nette di gas serra ed inoltre sta preparando un’operazione simile nella mobilità sostenibile sulla scia della nuova società Plenitude. Quest’ultima è una società ad hoc per biocarburanti, ride sharing e stazioni di servizio per cui per la sua crescita è prevista l’espansione dell’impianto di Venezia. Inoltre la riconversione di una raffineria tradizionale con lo scopo di raggiungere 6 milioni di tonnellate entro il prossimo decennio.

Ecco come funziona il piano gas Eni

Per l’approvvigionamento della materia prima è previsto anche lo sviluppo di una rete di agro-hub nei paesi dove c’è l’upstream di Eni e quindi soprattutto in Africa. Lo scopo ovviamente è quello di coprire il 35% del fabbisogno entro il 2025. Per quanto concerne la crescita green, invece, entro il 2025 il 30% degli investimenti sarà dedicata ad essa, entro il 2030 il 60% e fino al 2040 l’80%.
Infine la crescita della remunerazione degli azionisti sarà finanziata dal Free cash flow che nel 2022 è previsto a 14 miliardi. Salirà il dividendo che diventerà trimestrale: si passerà da 86 a 88 centesimi per azione complessivamente sulla base di un prezzo del Brent tra gli 80/90 dollari a barile. Avverrà con il pagamento in 4 rate a settembre e novembre 2022 e a marzo e maggio 2023.
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