Continuano le preoccupazioni intorno all’intelligenza artificiale, soprattutto per quanto riguarda il mondo del lavoro. A destare grande perplessità è ora la nuova stima fatta in merito ai posti di lavoro che andranno persi con l’insorgere della nuova tecnologia. Si parla di ben 300 milioni di posti di lavoro a rischio, e tra questi figurano anche i docenti. Ma davvero una macchina può sostituire i professori nell’arte dell’insegnamento?

Dalle braccia meccaniche al pensiero

La rivoluzione industriale è già passata e fa parte della storia dell’uomo.

Oggi però stiamo vivendo una nuova situazione analoga, con le macchine che minacciano di prendere nuovamente il posto dell’uomo in diverse occupazioni professionali. Se nel primo step, ad essere compromessi furono i lavori manuali, stavolta sono quelli intellettuali a subirne le conseguenze. Quando le macchine si sostituirono all’uomo nelle industrie, molti operai insorsero, ma alla fine si trovò un compromesso e il progresso è andato avanti. Si pensava però che mai una macchina potesse fare determinate cose, e invece oggi le macchine hanno imparato anche a pensare. Con l’arrivo di ChatGPT si è infatti fatta avanti l’ipotesi di un nuovo progresso tecnologico capace di soppiantare l’uomo anche nei lavori intellettuali, come ad esempio quello di insegnare agli alunni a scuola.

Ma le cose stanno davvero così, oppure ci stiamo facendo prendere troppo la mano e le nostre paure sono ingiustificate? Il rischio di una sindrome paranoica è dietro l’angolo. C’è infatti chi fa notare che in realtà le qualità di pensiero e ragionamento che riconosciamo alle macchine, altro non è che calcolo statistico. Insomma, l’intelligenza artificiale no pensa davvero ma si limita semplicemente a raggruppare i dati che l’uomo le ha fornito. Verrebbe però da chiedersi, a questo punto, cosa sia il ragionamento. L’uomo non effettua forse lo stesso computo quando ragiona? Il pensiero non è, in buona sostanza, sempre un processo nel quale si esaminano dati in base alle proprie conoscenze già acquisite? Insomma, a essere sinceri le visioni fantascientifiche di robot pensanti lette nei vecchi romanzi non sono poi così strambe oggi.

Intelligenza artificiale, i docenti rischiano il posto?

Abbandoniamo riflessioni filosofiche da lasciare agli esperti e concentriamoci su quel che i media al momento ci stanno proponendo, ossia un modello di insegnamento che potrebbe coesistere, o addirittura sostituire quello attuale. Considerando che, in linea di massima, un’intelligenza artificiale può dare informazioni e quindi in teoria anche fare lezione per i ragazzi a scuola, quel che probabilmente sarà molto più complicato riprodurre è la capacità di personalizzare tale insegnamento. L’arte di insegnare infatti prevede anche la capacità, da parte del docente, di stimolare lo studente, offrendo un insegnamento specifico in base a quelle che sono le esigenze dell’alunno. Un bravo insegnante sa toccare le corde dei ragazzi mirando a catturare la loro attenzione, e per farlo è necessario che l’insegnante sappiamo cogliere gli stati d’animo e le esigenze dei suoi ragazzi.

Al momento sembra difficile pensare che una macchina possa far questo. L’empatia è quindi qualcosa che ad oggi anche la più sofisticata intelligenza artificiale non ha, anche se onestamente non è da escludere che il progresso scientifico possa raggiungere anche specifiche di questo tipo, tramite i suoi sofisticati algoritmi. Qualora però si arrivasse anche a questo, c’è da dire che comunque il rapporto tra docente e studente rimane insostituibile, poiché in primis saranno gli studenti a relazionarsi in maniera diversa con una macchina, quindi non permettendo di replicare perfettamente quello che deve essere il rapporto tra l’insegnante e l’alunno. A conti fatti dunque sembra davvero esagerato pensare che anche i docenti perderanno il posto.

Appare però lapalissiano che l’intelligenza artificiale entrerà sempre di più anche nelle scuole, alo scopo però di fornire strumenti utili al docente, come per esempio svolgendo attività ripetitive che non necessitano di una didattica umana.

In sintesi…

  • secondo le stime l’intelligenza artificiale farà perdere il posto a 300 milioni idi lavoratori;
  • alcuni temono che anche la figura del docente sia a rischio;
  • esperi fanno notare che ad oggi l’IA non può sostituire l’uomo nell’arte dell’insegnamento.