Ci sono cose che finiscono nel dimenticatoio perché passano di moda. Altre invece ancora altamente utili, che diventano materia di studio. C’è poi lo strano caso che riguarda fenomeni ancora particolarmente utili, eppure dimenticati ugualmente. Il linguaggio COBOL rientra in questa singolare situazione. Si tratta di un linguaggio di programmazione vecchio ormai di 64 anni, ma ancora utilizzato nel settore finanziario e non solo. Eppure, nessuno più lo sta studiando.

Un fatto insolito

Com’è possibile che qualcosa sia utile e importante, ma al tempo stesso ignorata? La maggior parte degli istituti scolastici ha smesso di insegnare il linguaggio COBOL ormai da molti anni, eppure esso rimane uno dei principali sistemi di programmazione mainframe, ossia di elaborazione dati da utilizzare nei settori bancario, automobilistico, assicurativo, governativo, sanitario e finanziario.

Il linguaggio COBOL, il cui acronimo sta per Ommon Business-Oriented Language, ossia, letteralmente, “linguaggio comune orientato alle applicazioni commerciali, è ancora fortemente utilizzato nelle applicazioni software commerciali di tipo bancario. A riprova di ciò ci arrivano i numeri offerti dal’International Journal of Advanced Research in Science, Communication and Technology.

Secondo tali numeri, COBOL è utilizzato dal 43% dei sistemi bancari. Se pensate che la percentuale sia meno della metà e quindi di poco conto, pensate che tale sistema elabora transazioni per un valore di 3 trilioni di dollari al giorno. In pratica stiamo parlando del 95% di tutte e transazioni che avvengono negli Stati Uniti, per capire meglio l’esempio portato. Cosa è successo allora? Perché il linguaggio COBOL non è più approfondito e studiato? Semplicemente perché risulta essere macchinoso, o addirittura inefficiente. Le persone che sanno lavorare con COBOL sono quindi merce rara, eppure come dicevamo, i numeri ci dicono che si tratta di un linguaggio informatico tutt’altro che inutile.

Linguaggio COBOL, qualcosa non quadra

Con l’intelligenza artificiale probabilmente si risolverà la questione. Ed è quanto fa proprio IBM, che sta appunto utilizzando l’AI generativa che traduce il vecchio codice COBOL in linguaggi più moderni, risparmiando così ai programmatori molte ore di riprogrammazione.

In sostanza, onsente ai programmatori di prendere un pezzo di codice COBOL e convertirlo in Java utilizzando watsonx. C’è però chi sostiene che anche in questo caso l’intelligenza artificiale non potrà risolvere completamente il problema. A tal proposito, citiamo proprio Skyla Loomis, vicepresidente del software IBM Z presso IBM:

“L’intelligenza artificiale può fornire dall’80 al 90% dell’output richiesto, ma sono necessari ulteriori aggiustamenti. È un potenziatore della produttività, non un sostituto completo per uno sviluppatore”.

Non sarebbe quindi il caso che le scuole di formazione per questi professionisti tornino a insegnare il linguaggio COBOL? La domanda nasce spontanea. A quanto pare no, e il mondo sta continuando a spingere sempre più verso una capacità di programmazione dei prompt che permetta ai programmatori di svincolarsi da tale studio, al fine di relegare tutto all’intelligenza artificiale. Secondo un recente rapporto Gartner, una perfetta combo di assistenti umani e AI generativa permetterebbe di ridurre del 30% il tempo necessario per completare le attività di codifica. Tale stima si basa sul fatto che l’80% dei programmatori deciderà di utilizzare appunto l’AI per il proprio lavoro. Un compromesso che sembra tutto sommato ragionevole, ossia un giusto mix di nuova tecnologia e lavoro umano, il quale, a quanto sembra, rimane pur sempre necessario.

I punti chiave…

  • il linguaggio COBOL è utilizzato nei settori bancario, automobilistico, assicurativo, governativo, sanitario e finanziario;
  • è stato creato 64 anni fa, ma oggi nonostante sia ancora importante, nessuno più lo studia;
  • sono ormai rari i programmatori che lo conoscono e l’intelligenza artificiale potrebbe in parte risparmiare loro la necessità di studiarlo.