Meta è di nuovo sotto i riflettori. La compagnia che racchiude i servizi social Facebook, Instagram e servizi di messaggistica istantanea WhatsApp e Messenger, viene nuovamente multata. Questa volta ha deciso di intervenire il regolatore irlandese della privacy nell’Unione Europea per la gestione delle informazioni degli utenti. La multa comminata? Decisamente da capogiro: 1,2 miliardi di euro. Oltre alla batosta economica, il regolatore offre alla società di Mark Zuckerberg cinque mesi di tempo per interrompere il trasferimento dei dati degli utenti negli Stati Uniti senza rispettare la normativa europea.

Ecco cosa è successo.

Gli scandali legati a Meta

Meta, un tempo semplicemente Facebook a cui sono stati aggregati tutti i servizi prima elencati, non è nuova a scandali di enorme portata. Ricordiamo ad esempio il caso Facebook-Cambridge Analytica, uno dei più noti scandali politici del 2018. Ai tempi si scoprì che la società Cambridge Analytica raccoglieva i dati personali di 87 milioni di account Facebook senza il loro consenso. Questi dati vennero poi utilizzati per fare una propaganda politica scorretta. Nel 2021 Meta apparve davanti al Senato Statunitense per le rivelazioni fatte dal whistleblower Frances Haugen. Quest’ultimo, ex dipendente Facebook, diffuse migliaia di documenti interni della società. Noti come Facebook Files, portarono alla luce tutte le falle sicurezza dei dati di chi utilizzava il social network.

Grazie ai dati raccolti dal Wall Street Journal, si è scoperto che i vertici della piattaforma conoscevano bene il problema, ma nessuna risoluzione è seguita. Si è poi venuti a sapere che Facebook non applicava le regole sulla moderazione dei contenuti a tutti gli utenti nello stesso modo. Alcuni, noti come VIP del programma Xcheck, sarebbero stati “protetti”. Ad Instagram, già proprietà di Facebook, fu contestato anche l’effetto dannoso sulla percezione di sé di cui gli utenti soffrivano. Recentemente, la società di Zuckerberg ha avuto problemi anche con la SIAE.

Un passato di scandali

La nuova multa da 1,2 miliardi di euro per Meta sta facendo discutere.

Inflitta dal Commissario irlandese per la protezione dei dati (Dpc), riguarda ancora una volta il continuo trasferimento di dati personali degli utenti iscritti da parte di Meta. Un problema di cui, come abbiamo visto, si discute da tempo. Addirittura da quando Max Schrems, attivista austriaco per la privacy, ha imbastito una causa legale dieci anni fa sul rischio di intrusione nei dati personali da parte degli Stati Uniti. Il tutto in seguito alle rivelazioni di Edward Snowden.

Un tempo tecnico della CIA e, fino 2013, collaboratore di un’azienda consulente della National Security Agency (NSA), è salito agli onori di cronaca per aver svelato dettagli di diversi programmi top-secret di sorveglianza di massa del governo statunitense e di quello britannico. Ha, ad esempio, reso noto il programma di intercettazione telefonica tra Stati Uniti e Unione europea e numerosi altri di sorveglianza di Internet. A ciò sono conseguite fughe e battaglie per evitare l’estradizione.

La reazione di Meta

Tornando a Meta, questa multa fa notizia perché supera un’altra sanzione record di 746 milioni di euro, questa volta diretta ad Amazon e comminata dal Lussemburgo. I vertici di Meta non stanno a guardare intanto. Hanno infatti immediatamente dichiarato che verrà presentato un ricorso. Intendono quindi scagliarsi non solo contro la sentenza, ma anche contro quella che hanno definito “multa ingiustificata e non necessaria”. In base a quanto dichiarato, richiederanno anche la sospensione degli ordini della Dpc attraverso i tribunali. Ai piani alti non l’hanno affatto presa bene.

Nuove regole per la protezione dei dati

Sono recenti le nuove promesse di Meta riguardo ai dati personali. La società, ad aprile, aveva annunciato l’attuazione di un nuovo patto per facilitare il trasferimento sicuro dei dati personali dei cittadini dell’Ue negli Stati Uniti, prima di dover arrivare a sospendere i trasferimenti.

In pratica, l’alternativa sarebbe stata quella di sospendere Facebook, Instagram e gli altri servizi in Europa, fermando quindi lo spostamento di questi dati sensibili. La società non sembrava però intenzionata a mettersi in pausa. I suoi funzionari hanno però dichiarato che il nuovo quadro per la protezione dei dati, messo a punto in accordo con dall’Unione Europea e il governo degli Stati Uniti nel 2022, dovrebbe essere pronto entro luglio. Il dovrebbe è d’obbligo: Meta non è certa di farcela per tempo. Intanto si attendono sviluppi.

Meta, multa record per violazione delle norme Ue sui dati personali, Zuckerberg pronto al ricorso

Per farla breve, Meta è oggetto di una nuova multa da capogiro da 1,2 milioni di dollari. Giunta dal regolatore irlandese della privacy nell’Unione Europea, riguarda la violazione delle norme Ue sui dati personali. Zuckerberg, però, promette battaglia.