La lotta ai motori termici sta per subire un altro scossone, ma stavolta si tratta di una marcia indietro. Lo stop ai motori diesel e benzina è ormai argomento ampiamente dibattuto. Da quando l’Unione Europea ha scelto una data per tale blocco, ossia il 2035, molti paesi hanno storto il naso, considerando questo periodo di tempo non sufficiente. C’è invece chi aveva deciso di anticipare addirittura il blocco, come il Regno Unito che aveva segnato in calendario il 2030. Ora però fa retromarcia.

Tutto da rivedere

Saranno tutti da rivedere i piani del Regno Unito in merito allo stop per motori diesel e benzina. La BBC ha infatti diffuso delle informazioni secondo le quali il Governo starebbe ripensando a tale decisione di fermare la produzione di tali auto al 2030. La notizia è stata poi confermata ufficialmente in seguito. Quindi, in parole povere Rishi Sunak, primo ministro del Regno Unito, ha deciso che sarà meglio accodarsi a quelle che sono le direttive dell’UE e stabilire come data di stop quella imposta dal vecchio continente, ossia il 2035. Ma cosa ha portato a questa retromarcia? Semplicemente, anche l’UK si è trovata travolta dai dubbi, sia da parte dei consumatori che dagli operatori del settore. Sono in particolare i parlamentari di destra ad aver chiesto al premier una decisione su tale caso.

Per ora quindi anche il Regno Unito fa dietrofront e torna sui suoi passi. Al momento sarà più importante concentrarsi su altri aspetti legati all’ambiente. Si torna quindi a parlare di altri fattori legati al clima, come ad esempio soluzioni che mirano al raggiungimento di emissioni zero entro il 2050. Naturalmente, le elezioni del 2024 sono state un fattore scatenante al fine di rivedere la precedente data scelta e riuscire quindi ad accontentare un po’ tutti. Come dicevamo, è lo stesso premier ad aver annunciato di recente la decisione di posticipare di 5 anni il divieto di vendere auto con motori diesel e benzina.

Tale scelta è in netta contrapposizione con quanto invece aveva scelto Volvo. Il colosso svedese aveva infatti deciso proprio negli ultimi giorni di dire addio ai motori diesel, interrompendone la produzione e la vendita già dal 2024.

Motori diesel e benzina, addio dal 2035

Benché l’obiettivo del Governo del Regno Unito sia quello di arrivare al 2050 con zero emissioni, anche altre decisioni sembrano rallentare tale corsa. Come ad esempio la decisione di rimandare l’obbligo di sostituire le caldaie a gas con pompe di calore. Per le famiglie britanniche si paventavano costi troppo alti, cosa che al momento il paese non può gestire. La missione green del governo deve quindi aspettare. A tal proposito, le parole del premier sono chiare:

“Serve un approccio diverso che sia pragmatico, proporzionato e realistico, per proteggere le famiglie britanniche da costi inaccettabili. Grazie ai progressi fatti, raggiungere i nostri obiettivi per il 2030 e il 2035 non deve avvenire a spese dei cittadini britannici che continuano a gestire l’aumento del costo della vita, soprattutto dato che la quota britannica delle emissioni globali è meno dell’1%”.

In via di rinvio anche l’obbligo di fare lavori per l’isolamento termico, ma anche la tassa sulla carnee quella sui biglietti aerei per scoraggiare i voli e inquinare di meno. Tutte idee che l’UK sembrava sposare perfettamente al fine di arrivare al 2050 con la massima prontezza. Ora però le cose sono nuovamente messe in discussione sembra difficile che per il 2030, altro must imposto dal Governo, possa vedere le emissioni ridotte del 68%. Ad ogni modo, il premier precisa che questo piccolo dietrofront è in linea con quanto voluto dall’UE, e che anche Francia e Germania hanno optato per tale data. Un modo per ribadire che comunque l’UK è in perfetta rotta con gli altri grandi paesi del vecchio continente.

I punti chiave…

  • Il Regno Unito fa marcia indietro, lo stop ai motori diesel e benzina non avverrà nel 2030, ma nel 2035;
  • il premier comunica che è meglio seguire le direttive dell’UE, anziché impegnarsi in una battaglia che rischia di costare troppo per i cittadini;
  • una delle motivazioni di tale dietrofront potrebbero essere le elezioni del 2024.