Tra le varie misure previste (sia nel 2023 che nel 2024) a sostegno delle famiglie italiane, figura anche qualche novità. Una delle quali mira a favorire, in modo diretto, la propensione dei nuclei familiari all’allargamento.

Se il Governo ha deciso di porre un freno alla fruizione del Reddito di Cittadinanza, ben diverso il discorso per le risorse destinate all’infanzia o, in generale, alla prole. Al vaglio dell’esecutivo, infatti, c’è un reddito alternativo, una sorta di bonus figli da inserire nella Legge di Bilancio ventura destinato (non tanto) implicitamente a contrastare la denatalità, facendo ricorso a sostegni diretti da investire proprio nella famiglia.

Un Reddito di infanzia che, probabilmente, vedrà la luce proprio in fase di elaborazione della Manovra, assieme ad altri provvedimenti destinati ai più giovani, tra studio e incentivi alla formazione di nuove famiglie.

È chiaro che ogni misura adottata dovrà essere supportata dalla possibilità concreta di far affidamento sulle proprie forze. Questo significa che, accanto ai sostegni destinati all’infanzia, sarà indispensabile procedere al potenziamento del tessuto occupazionale, al fine di limitare l’avanzamento della disoccupazione. Nel frattempo, l’assegnazione di un Reddito di infanzia potrebbe permettere perlomeno di beneficiare di un sostegno continuato e arginare al meglio l’incombenza delle spese necessarie per i figli. Anche in virtù dell’inflazione ancora elevata.

Reddito di infanzia, nuovo bonus figli? Ecco di cosa si potrebbe beneficiare

L’obiettivo ultimo del sostegno al welfare familiare parte dalle risorse stanziate. Se per il 2023 erano state in larga parte confermate delle misure esistenti, per l’anno prossimo dovrebbero essere aggiunte ulteriori componenti al quadro degli stanziamenti. Accanto all’Assegno unico e al Bonus nido, tanto per citare i principali, dovrebbero posizionarsi ulteriori agevolazioni destinate in modo specifico alle famiglie, sia in formazione che già con prole. Il Reddito di infanzia si inserisce nell’ambito di tali ragionamenti, con un’accelerata impressa a seguito delle parole sul preoccupante dato relativo alla denatalità pronunciate dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante il Meeting di Rimini.

L’ipotesi, al momento, prevede il versamento di un assegno mensile alle famiglie con figli, da ridurre man mano che la prole avanzerà con l’età.

Termini e requisiti

In realtà, la proposta prevede la differenziazione del reddito in due tranche distinte, con un iniziale sostegno di 400 euro mensili per ogni figlio dalla nascita fino al compimento del sesto anno. Dopodiché, si passerebbe a un assegno più contenuto (250 euro) ma estendibile addirittura fino al venticinquesimo anno di età del figlio. È evidente che, a fronte di un eventuale numero crescente di nuovi cittadini, entrambe le misure appaiano come piuttosto onerose. Al netto delle discussioni in corso, è comunque improbabile che ci si attesti su importi minori. Un limite potrebbe essere posto dal reddito, comunque piuttosto ampio (nell’ordine dei 90 mila euro annui). Inoltre, l’agevolazione sarebbe cumulabile con gli importi già percepiti con l’Assegno unico universale. A partire dai 7 anni, il Bonus gioventù richiederà, come requisito basilare, l’iscrizione a scuola o all’università. Per maggiori dettagli, non resta che aspettare l’esito della Manovra.

Riassumendo

  • Per contrastare la denatalità, il Governo vaglia due misure destinate alle famiglie: il Reddito di infanzia e il Bonus gioventù;
  • stando alla proposta, si tratta di due misure connesse: il primo valido fino ai 6 anni di età, con assegno mensile da 400 euro; il secondo dai 7 ai 25 anni, con importo pari a 250 euro;
  • non sono ancora noti termini e condizioni. Probabile il limite reddituale dei 90 mila euro annui e il vincolo dell’iscrizione a scuola o all’università.