Nuovo rischio inflazione e crisi dei prezzi nel nostro paese. Si aggiunge un nuovo fattore scatenante, quello del crollo della produzione del riso. A lanciare l’allarme è Coldiretti, il quale spiega come tale problematica potrà avere un grosso impatto in negativo sull’economia del paese.

Cosa sta succedendo nel nostro paese?

Dalle stime di Coldiretti, il quadro si fa davvero preoccupante in merito alla produzione del riso. Si parla di un crollo del 30%. I motivi essenzialmente sono due: il balzo dei dei costi e il cambiamento climatico che sta facendo ammattire i coltivatori.

Quest’ultimo fattore, in particolare, ha dato origine a una netta riduzione delle semine con la messa a coltura di ben 7500 ettari di risaie in meno. Si parla di un totale di circa 210 mila ettari a disposizione dei coltivatori. E il numero più basso da inizio secolo a oggi. Come detto, il clima pazzo non è l’unico fattore scatenante di questa problematica. A complicare le cose c’è stato anche l’aumento del costo del riso che è arrivato al 9,8% in più su base mensile. Anche in questo caso si tratta di numeri storici, poiché è il livello più alto negli ultimi 15 anni.

Il braccio di ferro tra India e Unione Europea non ha facilitato le cose, anzi il blocco indiano è sostanzialmente un fattore che ha determinato l’aumento dei prezzi. Le intenzioni dell’India erano quelle di far ammordbidire l’UE sui dazi, così da raggiungere il dazio zero ed essere più tolleranti sugli agrofarmaci come il tricilazolo. Il risultato è che si è limitata la domanda e alimentato la crisi delle materie prime. Il problema è che stiamo parlando del cereale più utilizzato al mondo, quindi questo disequilibrio rischia di avere un impatto pesante su tutta l’economia nostrana. La produzione di riso è infatti molto importante, visto che solo nel 2022 il suo consumo è stato di 521 milioni di tonnellate.

Un aumento di 9 milioni rispetto all’anno precedente.

La produzione di riso sta crollando

Le analisi di Coldiretti parlano chiaro: l’Italia è il maggior produttore di riso in Europa, e infatti ne rappresenta il 50% dei raccolti (1,5 milioni di tonnellate all’anno), ma un pacco su quattro ci arriva comunque dall’estero. Si tratta di produzioni estere che non rispettano le leggi in vigore nell’UE, quindi parliamo di vera e propria concorrenza sleale verso il Made in Italy, visto che questi pacchi vengono venduti nel nostro paese. Sulla questione è intervenuto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini:

“È necessario che tutti i prodotti che entrano in Europa ed in Italia rispettino i criteri di sicurezza alimentare ed ambientale adottati a livello nazionale e comunitario. Per sostenere la produzione nazionale bisogna lavorare sugli accordi di filiera che sono uno strumento indispensabile per la valorizzazione delle produzioni nazionali e per un’equa distribuzione del valore lungo tutta la catena, dalla produzione al consumo.”

Un suggerimento chiaro e che va attuato in fretta. I rincari d’autunno sono alle porte e ogni aspetto può essere potenzialmente un aggravante del problema. Il rischio è quello di finire sotto il giogo dell’India, tamponando la crisi sui prezzi nell’immediato, ma finendo poi con il mettere in ginocchio la produzione del riso nostrana. Chiaro in questo senso anche il commento dell’Ente Nazionale Risi:

“Le richieste dell’India vanno respinte non solo perché questo Paese gode dell’esenzione dai dazi per otto varietà di riso Basmati semigreggio, ma anche perché nel 2022 sul portale del sistema di allerta comunitario Rasff sono state trovate ben 42 notifiche sul riso importato dall’India (28% del totale delle notifiche relative al riso), a causa della presenza di agrofarmaci (tiametoxam, triciclazolo, carbendazim e clorpirifos) il cui utilizzo non è consentito nell’Unione Europea”.

I punti chiave…

  • crolla la produzione del riso nel nostro paese del 30%;
  • le cause sono il cambiamento climatico e l’aumento dei costi;
  • a determinare la seconda motivazione è soprattutto l’ostruzionismo operato dall’India.