Gli italiani sono disposti a stringere la cinghia su tutto, ma non sulla salute. La sanità nazionale potrebbe essere completamente rivoluzionata, visto che il modello ibrido tra pubblico e privato continua a crescere. Eppure, i dati passati sostenevano che in tempo di crisi un italiano su cinque non si cura, perché non ha i soldi per farlo. Il nuovo studio sostiene invece che sulla salute non si bada a spese.

Il nuovo studio

Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Sanità UniSalute, il 72% degli italiani non ha intenzione di ridurre le proprie spese sulla salute.

E questo nonostante 8 su 10 affermino che stanno modificando più o meno pesantemente le proprie abitudini di spesa. Evidentemente, la pandemia ha insegnato qualcosa, tanto che oggi si parla di sanità post-Covid, come se il virus avesse fatto da spartiacque nel sistema sanitario nazionale e non solo. Anche nel cuore degli italiani, infatti, c’è la ferma convinzione ora più che mai che la salute non deve essere trascurata, mentre la crisi economica sta facendo invece registrare pesanti tagli sul piano alimentare, soprattutto quando si parla di spesa al supermercato. E intanto, mentre il sistema sanitario nazionale continua a fronteggiare gli stessi problemi di sempre, i cittadini si lanciano sulle assicurazioni integrative.

Le scelte del Governo non hanno certo aiutato in questo senso. I medici sono in fuga, così come altri professionisti del settore, come ad esempio gli infermieri. I numeri sono impietosi; tra il 2013 e il 2019 il SSN ha perso più di 3mila medici di medicina generale. I tagli sui medici non faranno che aumentare questo problema. Le lunghe attese degli anni scorsi, infatti, sono oggi caratterizzate da numeri ancora più impietosi: Secondo i numeri forniti da Cittadinanzattiva, servono 720 giorni per una mammografia, 375 giorni per un’ecografia, 365 per una tac o un intervento cardiologico. La lista è lunga come l’attesa dei pazienti, e comprende anche 360 giorni per un intervento ortopedico, 362 per una visita diabetica e altro ancora.

Il risultato è che i pazienti vengono curati troppo tardi, o non vengono curati affatto.

Sanità italiana, cosa succede?

Uno scenario del genere non poteva che scatenare una reazione da parte dei nostri connazionali, i quali cercano ora nuove forme di tutela per la propria salute. Secondo tale scenario, la sanità integrativa e le compagnie assicurative avranno sempre di più un ruolo determinante come supporto al servizio sanitario nazionale. I dati sono chiari sin da subito. Secondo lo studio effettuato dall’Osservatorio già citato, infatti, il 72% degli italiani non intende rinunciare al diritto di curarsi. E ciò significa che sta valutando forme alternative a quelle offerte dal Sistema Sanitario Nazionale. Le prospettive che ora si aprono però non vertono verso l’alternatività, ma verso l’integrazione. Insomma, pubblico e privato si uniranno per offrire un servizio finalmente efficiente.

Sarà necessario rivolgere l’attenzione verso un servizio privato che sappia salvaguardare il carattere generale della sanità pubblica. Si tratta di un’integrazione che in realtà ha già funzionato durante la pandemia, con tante aziende private che hanno infatti offerto il loro apporto al sistema pubblico per venire fuori dal momento difficile. Gli italiani sembrano concordi nel seguire tale modello. Secondo la succitata indagine, un italiano su tre si dice favorevole ad attivare una polizza sanitaria assicurativa entro un anno. dati evidenziano anche che la maggior parte degli italiani vorrebbe una polizza sanitaria che copra le visite specialistiche, come ad esempio quelle dentarie. E si dice interessato ad estendere tali polizze a tutto il proprio nucleo familiare.

I punti chiave…

  • gli italiani non vogliono rinunciare alla salute, il 72% si dice disposto a pagare pur di stare bene;
  • mentre il sistema sanitario nazionale è in grande affanno, si affaccia la soluzione di un’integrazione tra pubblico e privato;
  • un italiano su tre si dice interessato ad aprire una polizza sanitaria assicurativa entro il prossimo anno.