Sono numeri in crescita quelli dello streaming pirata. Mentre le piattaforme ufficiali alzano i prezzi e trovano nuovi modi per far soldi sulle tasche degli utenti, i siti e gli altri sistemi dedicati alla visione illegale dei contenuti audiovisivi aumentano il loro successo. Cosa sta succedendo, e soprattutto cosa rischiano i furbetti a livello di sanzioni?

La pirateria registra una nuova crescita

Non è mai stata arginata del tutto, ma negli ultimi anni abbiamo assistito a un netto calo. Ora però i dati ci dicono che lo streaming pirata è tornato a crescere e diventa nuovamente un problema.

I dati ci arrivano dallo studio condotto da EUIPO (European Union Intellectual Property Office), cioè l’organo della UE che si occupa di tutela del copyright e di lotta alla contraffazione. Secondo tale studio, da inizio 2017 a fine 2021 gli accessi a siti pirati erano costantemente diminuita. Il minimo storico lo si è toccato proprio durante il lockdown, con tanti utenti che probabilmente incentivati dal fatto di dover rimanere chiusi in casa, hanno optato per un abbonamento legale. Le cose sono drasticamente cambiate nel 2022, quando si è registrato un preoccupante +13,3% in totale, +15,3% per le serie TV, +17,2% per i film.

Film e serie tv rimangono i contenuti più richiesti da coloro che si rivolgono allo streaming pirata, ma naturalmente non è tutto, visto che con l’inizio della nuova stagione calcistica aumentano anche gli accessi a piattaforme illegali che offrono lo sport a costo zero. In questo scenario, l’unico settore che invece mostra un calo di accessi illegali è quello della musica, il quale registra -6%. Negli ultimi anni poi si è parlato tanto del cosiddetto “pezzotto”, termine che indica l’accesso a una piattaforma streaming illegale che offre tutti i contenuti o quasi delle piattaforme più famose. Solitamente, gli utenti che accedono a tale sistema, pagano una somma di circa 10 euro al mese per continuare a usufruire del sito.

In netto calo invece il download di Torrent o i supporti DVD venduti dai pirati.

Streaming pirata, cosa si rischia?

Se consideriamo che abbonarsi a tutte le piattaforme ci può costare anche oltre 200 euro al mese, va da sé che pagarne solo 10 per vedere quasi tutto è estremamente vantaggioso. Naturalmente, tale pratica è assolutamente illegale e quindi perseguibile legalmente. Ma quali sono le sanzioni che si rischiano? Prima di scoprirlo c’è da fare però una rassicurante precisazione. Dal report sopracitato si evince infatti che l’Italia è al penultimo posto in classifica per quanto riguarda l’accesso al cosiddetto pezzotto. All’ultimo posto abbiamo la Germania, poi l’Italia e a seguire Estonia e Lettonia. Bisognerebbe capire però se al momento il nostro paese sta risolvendo il problema con le VPN, oppure se realmente gli italiani hanno smesso di dedicarsi allo streaming pirata.

Ma torniamo alle sanzioni. La cosiddetta legge anti-pezzotto va distinta tra chi trasmette e chi usufruisce del contenuto. Per i primi c’è la reclusione da sei mesi a tre anni, con una multa che può arrivare anche a oltre 15 mila euro. Per arrivare a tale sanzione bisogna mostrare che il fine è a scopo di lucro. Altrimenti, chi trasmette dovrà pagare una multa di 5000 euro. Diversa cosa invece per chi usufruisce della piattaforma illegale. In questo caso c’è solo la multa, che può comunque arrivare fino alla ragguardevole somma di 5000 euro. Resta comunque evidente che i numeri della pirateria sono tornati a salire proprio quando piattaforme come Netflix sono finite sotto i riflettori per gli aumenti dei prezzi.

I punti chiave…

  • salgono i numeri della pirateria, anche se l’Italia è tra i paesi che la utilizza meno in Europa;
  • film e serie tv sono i prodotti più gettonati dai pirati;
  • le sanzioni arrivano fino a 5000 euro, per chi trasmette a scopo di lucro c’è anche la reclusione fino a 3 anni.