Il mondo è stato e sarà una porcheria. Perciò impariamo a muoverci con il portafoglio fra i denti e il culo bene attaccato al muro”. Parole sacrosante quelle di Luis Sepulveda. Continuano infatti le frodi che, sfruttando l’ingenuità o la curiosità delle persone, svuotano il conto.

L’ultima truffa, che non è nuova, è quella dello squillo senza risposta che sta avendo largo campo a Fabriano, un comune in provincia di Ancona. Si tratta di un trucco davvero semplice con il quale basta poco per finire nelle rete dei criminali.

Proprio per questo la Polizia Postale sta invitando i cittadini a prestare la massima attenzione.

Non bastano, infatti, tutti gli aumenti dell’ultimo periodo, ora si rischia di perdere denaro anche per colpa di vili mascalzoni. Ma come si compie tale truffa e a cosa si deve prestare attenzione?

Truffa dello squillo, ci risiamo

Squilla il telefono, vi accingete a rispondere ma qualcuno dall’altra parte mette giù. Per curiosità decidete quindi di richiamare. E qui casca l’asino! I cyber criminali, infatti, approfittano di questa mossa per addebitarvi chiamate a servizi telefonici costosi o per attivare degli abbonamenti a servizi premium che hanno un canone molto alto. Questo tipo di truffa viene anche chiamata del wangiri che è una parola giapponese che significa “buttare giù”.

Gli esperti di Panda Security hanno spiegato che si ritiene che essa sia nata in Giappone e che poi si sia diffusa in tutto il mondo. Funziona in modo molto semplice: la vittima riceve una chiamata senza risposta proveniente da un numero estero in un orario strano. La curiosità quindi la spinge a richiamare e così viene reindirizzata verso un numero di telefono a pagamento dove possono essere addebitati anche 1 o 2 euro in pochissimi secondi.

Quando deve scattare il campanello d’allarme?

La truffa del wangiri consiste proprio in un solo squillo che non è accompagnato da altre chiamate o da messaggi lasciati nella segreteria telefonica.

In questo modo si cerca di attirare maggiormente la curiosità spingendo a richiamare.

L’Interpol ha rilevato che la maggior parte delle chiamate provengono da prefissi internazionali quali quello della Moldavia che è +373, del Kosovo che è +383 e della Tunisia che è il +216. Bisogna quindi sempre verificare il numero del chiamante anche dalla lista fornita dall’Agcom degli operatori di comunicazione. Se non fosse presente in essa, si potrà tranquillamente bloccare.

I numeri dai quali partono in automatico le chiamate, però, sono tanti per cui alle volte è inutile inserirne solo uno della black-list del cellulare. L’alternativa da smartphone potrebbe essere quella di scaricare un’applicazione che filtri in automatico le chiamate in entrata come spam anche se molti cellulari hanno già attivo questo servizio in automatico.

Il suggerimento principale, comunque, è quello di contattare il proprio operatore telefonico se si ricevono molte chiamate da numeri stranieri. O, in alternativa, denunciare il numero direttamente alla Polizia Postale.

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