Le utopie sono argomento sempre affascinante e un mondo senza lavoro è stato spesso ipotizzato da idealisti e anarchici. Ora però ci pensa u economista. Vivere senza lavorare! È davvero possibile? Secondo Daniel Susskind, consulente politico del governo britannico, e fellow in Economia all’università di Oxford, l’esplosione della tecnologia apre nuovi scenari e rende possibile ipotizzare situazioni del genere. Il suo monito è quello di iniziare a pensare anche al tempo libero. Cosa accadrebbe se non dovremo più andare a lavoro? Avremo tantissimo tempo libero, appunto, e quindi diventerà importante capire come utilizzarlo al meglio.

La tecnologia e il nuovo mondo

L’intelligenza artificiale potrebbe sostituire l’uomo nelle aziende in molteplici professioni, non solo manuali come durante la rivoluzione industriale. Il lavoro è il contributo che l’uomo dà ai processi produttivi. Se però tali processi diventano sussistenti con l’aiuto della tecnologia, allora l’opera dell’uomo diventa superflua e non più necessaria. Un Stato di questo tipo diventerebbe quindi capace di generare profitto dai processi di produzione ed elargire quello che viene definito come reddito universale. Insomma, potremmo parlare di governi così ricchi da permettersi di stabilire redditi ai cittadini senza che questi diano in cambio il loro tempo per lavorare. Il libro di Susskind offre una nuova visione in merito. Si chiama Un mondo senza lavoro ed è edito da Bompiani.

“Nei prossimi cento anni il progresso tecnologico potrebbe portare a un benessere e a una prosperità senza precedenti, ma il lavoro diventerà scarso. Qualsiasi professione, che si tratti di diagnosticare una malattia, redigere un contratto, scrivere notizie, comporre musica o costruire una casa, sarà sempre più alla portata dei computer, grazie ai progressi inarrestabili della tecnologia. Quindi la minaccia di un mondo senza lavoro per tutti è una delle sfide più grandi del nostro tempo”.

Sono le premesse di Susskind che vengono dipanate nel suo libro.

La posizione dell’autore però è un po’ ambigua, poiché mentre da un lato invita a pensare al nostro tempo libero data l’assenza di lavoro, dall’altro ci invita a limitare il potere delle grandi aziende tech.

Vivere senza lavorare, ancora un’utopia

A sentire parlare l’economista, in pratica, la situazione è tutt’altro che rosea. Essenzialmente, quindi, il progresso tecnologico è effettivamente visto come una minaccia, poiché toglierà molti posti di lavoro, anche se allo stesso tempo ne creerà di altri. Il problema, secondo Susskind, è che gli uomini non saranno adeguatamente preparati a svolgere le attività che il mondo tech crederà in futuro. In sintesi, il suo consiglio è quello di rivedere completamente quelle che sono le competenze professionali dell’uomo, al fine di farsi trovare pronto quando questa nuova rivoluzione sarà in atto. Naturalmente, l’economista si riferisce soprattutto a coloro che oggi svolgono lavori manuali, i quali potrebbero avere poi grandi difficoltà un giorno ad adattarsi a impegni professionali che avranno a che fare con la tecnologia.

Allo stesso tempo, però, l’economista ricorda che considerare il lavoro come il senso della propria vita può essere molto pericoloso. Fare di una professione la sua identità ontologica, può essere estremamente preoccupante, soprattutto se questa rivoluzione tecnologica andrà in atto e saremo costretti davvero a passare molto tempo libero. Il rischio, come abbiamo visto durante la pandemia, è che molti uomini si sentiranno smarriti, poiché hanno fatto del loro lavoro l’unico scopo della loro esistenza.

“L’idea di intraprendere una carriera, trascorrere diversi decenni a progredire e poi andare in pensione, è piuttosto superata. Se siamo liberi di vivere la nostra vita in modo diverso, troveremo un significato altrove”.

In sintesi…

  • Il mondo sta cambiando per il grande progresso tecnologico e in futuro il mondo del lavoro potrebbe subire uno scossone epocale;
  • secondo l’economista Daniel Susskind bisogna iniziare a far fruttare al meglio il proprio tempo libero;
  • il rischio è che molti non saranno in grado di approcciarsi alle nuove professioni che la tecnologia offrirà in futuro.