Vi siete mai chiesti cosa accadrebbe ai vostri soldi se scopriste che siano custoditi in una banca appena fallita? Per avere un’idea della situazione non dovreste andare lontani. Siamo a San Marino, la piccola repubblica da 32.000 abitanti nel cuore dell’Emilia-Romagna. Non è ufficialmente Italia, sebbene i residenti parlino la nostra lingua. Anzi, molti di coloro che ci abitano sono italiani a tutti gli effetti che lì hanno deciso di trasferirvi per qualsiasi ragione la residenza. Ad ogni modo, San Marino è nota per essere stata in passato una sorta di piccolo paradiso fiscale per il sistema bancario.
Conti correnti trasformati in bond
Sin dal gennaio del 2019 Banca CIS (ex Credito Industriale Sammarinese) è finita in amministrazione straordinaria. Dal luglio del 2019, ha cambiato nome in Banca Nazionale Sammarinese. I nuovi amministratori hanno sin da subito cercato di recuperare la massa attiva per pagare i creditori. Tra questi, i correntisti. Fu deciso sin da subito di pagare i titolari dei conti correnti fino a 100.000 euro. Per loro, nessun problema. Per coloro che avevano nella banca un conto superiore ai 100.000 euro, fu stabilita la conversione coatta in obbligazioni emesse dalla stessa banca. In pratica, niente denaro in contante, ma altri debiti della banca.
Nel dettaglio, i conti tra 100.000 e 300.000 euro furono trasformati in obbligazioni in scadenza nel luglio 2022; i conti tra 300.000 e 1.000.000 di euro in obbligazioni in scadenza nel 2024; infine, i conti sopra 1.000.000 di euro in obbligazioni in scadenza nel 2026. Invece, nel giugno dell’anno scorso lo choc: le obbligazioni che avrebbero dovuto essere rimborsate il mese seguente sarebbero state trasformate in titoli di stato della durata di 10 anni e al tasso d’interesse dell’1%.
Banca fallita scarica debiti sullo stato
In pratica, il debito della banca fallita è stato accollato formalmente allo stato e diventa pubblico. Del resto, ex Banca CIS risulta al 100% di proprietà della Banca Centrale. Il punto è che questi titoli di stato non hanno un mercato secondario regolamentato, cioè non possono essere scambiati tra privati per essere monetizzati subito, magari a sconto. E d’altra parte, se mai qualcuno vi riuscisse, dovrebbe aspettarsi un prezzo molto basso. In primis, perché questi titoli sono oggetto di stigma e il rischio di credito loro addossato è elevato. Secondariamente, la cedola è assai più bassa dei rendimenti offerti dai bond sammarinesi.
Prendete l’unico bond di San Marino emesso sui mercati internazionali due anni fa e in scadenza l’anno prossimo. A fronte di una cedola del 3,25%, tratta a 98 centesimi, offrendo un rendimento alla scadenza del 5,23%. Parliamo di uno spread di 220 punti rispetto all’Italia. Dunque, ai correntisti di ex Banca CIS sono stati consegnati bond con interessi fuori mercato. Ed alcuni rivedranno i loro soldi tra quasi venti anni.