Quando nel 2019 la Brexit non era ancora stata ufficializzata e ai Tories serviva una mano per imporsi alle elezioni generali di dicembre e impedire ai Labour di disfare l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, Nigel Farage diede loro una mano. Propose ai Tories un accordo, ritirando i propri candidati dell’allora UKIP per fare fronte comune nei collegi ai candidati avversari. Il risultato fu ottenuto brillantemente. Il premier Boris Johnson trionfava con 365 seggi su 650 e una percentuale di consensi del 43,6% contro 202 seggi dei laburisti e il 32,1%.
Occasione perduta dopo Brexit per Tories
Ma i Tories non si sono dimostrati riconoscenti, oltre che non meritevoli di fiducia in questi anni. Una volta rimasti al governo, si erano convinti di non avere alternative credibili e di potersi fare la guerra tra loro senza perdere alcunché. Farage li guardava dall’esterno quasi sorpreso per come si fossero ridotti a litigare anche sulle virgole, perdendo di vista il mandato storico che era stato loro affidato dagli elettori con la Brexit. Ed è così che stavolta ha deciso di fregarli. Dopo che poche settimane fa l’ex premier Rishi Sunak annunciava il voto a inizio luglio, Farage non solo non ritirava il suo rebrandizzato Reform UK, ma annunciava la discesa in campo personale.
Obiettivo dichiarato del principale fautore della Brexit è stato di azzerare i Tories per prenderne il posto. A suo dire, non sarebbero più un vero partito di conservatori, niente a che vedere con l’eredità di Margaret Thatcher. Dopo sette tentativi a vuoto, Farage è riuscito a farsi eleggere. E sarà un bel problema per i pochi insipidi Tories rimasti a Westminster metterne in ombra le performance nei dibattiti parlamentari. I risultati dicono che, se avessero avuto meno la puzza sotto il naso e fossero stati riconoscenti al loro “nemico” di destra, oggi probabilmente sarebbero ancora maggioranza.
Conservatori al collasso: -20%
Infatti, alle elezioni di giovedì scorso hanno ottenuto solo il 23,7% dei voti contro il 32,1% dei laburisti. I vincitori hanno riportato un guadagno di appena l’1,7%, mentre gli sconfitti sono collassati del 20%. Ma Reform UK ha portato via loro il 14,25%. Insieme, avrebbero ottenuto oltre un milione di voti in più dei laburisti di Keir Starmer. Non è detto che ciò sarebbe stato sufficiente a garantire loro anche la maggioranza dei seggi in Parlamento. L’elezione avviene con il metodo uninominale e le percentuali di voto in sé poco dicono della distribuzione dei seggi. Ad ogni modo, sarebbero stati più competitivi e nel caso peggiore per loro avrebbero impedito agli avversari di conquistare una “super maggioranza”.
Farage ha ottenuto pochissimi deputati, pur sempre meglio dello zero nel 2019. Non è riuscito a scalzare i Tories dalla seconda posizione e attestarsi come principale opposizione del Labour. Ciò detto, ha ottenuto l’altro risultato sperato: umiliare i conservatori, costringendoli a rimettere in discussione tutto, persino la loro pallida identità. Sarà felice l’ex premier Johnson, trattato come un criminale dai suoi stessi uomini, i quali hanno contribuito al chiacchiericcio devastante per la credibilità di un’intera classe dirigente.
Farage sarà incubo per Tories
L’arroganza dei Tories si era notata anche con la convocazione di elezioni generali a sorpresa, sperando che pochi dati macro positivi avrebbero sovvertito le sorti alle urne o limitato fortemente i danni. Non avevano ancora compreso che i sudditi avevano voltato loro le spalle per lo spettacolo indegno offerto negli ultimi cinque anni di governo. E vogliamo condonare i precedenti nove nove anni. Farage è un grande sostenitore di Donald Trump e spera di replicarne il successo in patria, diventando il leader di riferimento per l’intero mondo conservatore. Non è detto che ci riuscirà mai, anche se da voce isolata e apparentemente patetica, riuscì nel 2016 a vincere il referendum sulla Brexit.