È rally per i bond sovrani in Nigeria denominati in valuta estera. Dalla fine di ottobre, l’obbligazione in dollari con scadenza 28 settembre 2028 e cedola 6,125% (ISIN: XS2384698994) è salita da meno di 63 a più di 79 centesimi. Segna un rialzo superiore al 25%. Anche sul tratto lungo della curva c’è stato il boom: scadenza in dollari 28 settembre 2051 e cedola 8,25% (ISIN: XS2384704800) da 54,50 a 69 centesimi nello stesso arco di tempo. Il guadagno è stato anche in questo caso nettamente superiore al 25%. Ieri, un lieve ripiegamento. Prese di profitto o fine del ciclo rialzista?
Per prima cosa, dobbiamo capire perché i bond della Nigeria si siano apprezzati così tanti negli ultimi mesi.
In ogni caso, da mesi gli investitori festeggiano la fine dell’era Buhari, rivelatasi fallimentare da ogni punto di vista. Avrebbe dovuto garantire sicurezza e crescita. Non c’è stata né l’una e né l’altra. Al contrario, il PIL ha rallentato i ritmi e il debito pubblico è raddoppiato al 37% del PIL. Le agenzie di rating hanno declassato sempre più i bond della Nigeria: B- per S&P e Fitch, Caa1 per Moody’s. Quella che anni fa era definita “la stella d’Africa“, da tempo si è eclissata a causa dell’inefficienza del governo.
Bond Nigeria giù con boicottaggio opposizioni
La Nigeria è uno dei paesi al mondo con le minori entrate fiscali. Arrivano al 7% del PIL. La produzione di petrolio segna un trend calante da molti anni, attestandosi ultimamente a meno di 1,3 milioni di barili al giorno.
Ci sono altre misure da implementare con urgenza, come il taglio dei sussidi petroliferi e la gestione più efficiente della riscossione fiscale. Provvedimenti impopolari nel breve periodo, ma essenziali per evitare che il paese sprofondi nella crisi. Il lieve calo dei bond della Nigeria di ieri è stato dovuto al fatto che tre candidati dell’opposizione hanno annunciato di voler boicottare lo spoglio. Sostengono che la procedura starebbe avvantaggiando il candidato governativo. Temono brogli. Il rischio di violenze e paralisi in vista del molto probabile ballottaggio ha frenato il mercato. Resta il cauto ottimismo per la fine di un decennio perduto.