Nomadi digitali e risparmio fiscale: la scelta di un lusso a portata di click

L'era digitale ha dato vita a una nuova categoria di lavoratori, i nomadi digitali. Qual è il risparmio fiscale di tale tipologia di lavoro?
11 mesi fa
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Foto © Pixabay

L’era digitale ha dato vita a una nuova categoria di lavoratori, i nomadi digitali. Si tratta di coloro che abbracciano uno stile di vita lavorativo basato sulla mobilità, lavorando e vivendo in luoghi diversi in tutto il pianeta. Nel mondo, al momento, se ne contano circa 35 milioni ma il trend è in costante crescita. Uno dei motivi chiave di tale scelta è la possibilità di sfruttare opportunità fiscali vantaggiose. Molti optano per tale tipologia di lavoro perché spinti dal desiderio di mettere da parte qualche soldo per concedersi il lusso di una vita più appagante.


Nel post-pandemia, il 93% dei professionisti italiani ha dichiarato di voler sperimentare il lavoro remoto per conto di aziende estere, secondo quanto riportato da GiGroup. Il problema, però, nonostante la crescente affluenza di nomadi digitali, è il quadro normativo, sia a livello italiano che europeo. Esso, infatti, è ancora nebuloso, soprattutto dal punto di vista fiscale.

La legge

Il Decreto Sostegni-ter ha introdotto la figura giuridica dei nomadi digitali in Italia semplificando i processi burocratici per i lavoratori stranieri che scelgono di operare nel Paese per conto di aziende estere. Per i cittadini italiani che desiderano trascorrere buona parte del loro tempo lavorativo all’estero, però, ci ancora sono molte le problematiche previdenziali e fiscali, compresa la temuta doppia imposizione. Dove si devono pagare le tasse e versare i contributi?

La scelta del paese in cui operare

Per i nomadi digitali, la scelta del Paese da cui operare è cruciale. Assumono quindi un ruolo cruciale in tale decisione aspetti come la connessione internet e i visti. Se l’obiettivo è quello di restare a lungo fuori dall’Italia, converrebbe scegliere destinazioni come il Portogallo e Antigua che offrono visti di durata fino a 2 anni. Il nostro paese, intanto, ha introdotto normative atte ad attrarre talenti stranieri (soprattutto provenienti dai paesi fuori dalla Ue) con possibilità di ricevere un permesso di soggiorno semplificato fino a 1 anno.

Grazie a ciò ci sono sempre più nomadi digitali in Italia.

Risparmiare sulle tasse: dove?

Come spiegato, il principale obiettivo al giorno d’oggi, anche dei nomadi digitali, è quello di risparmiare sulle tasse. Quali sono allora le destinazioni più convenienti? Ebbene, Andorra e Malta sono quelle con le aliquote fiscali più favorevoli. Risultano, quindi, delle opzioni attraenti per chi desidera ridurre la propria esposizione fiscale. In Andorra, ad esempio, l’aliquota massima dell’imposta sul reddito è solo del 10%. Sono convenienti anche Malta, l’Irlanda e l’Estonia. In quest’ultimo stato, vi è ad esempio un sistema societario che non si trova altrove. Gli utili societari, infatti, non sono tassati fino a quando vengono distribuiti.

Ma cosa succede se un nomade digitale mantiene la residenza fiscale in Italia?

Se i nomadi digitali decidono di mantenere la residenza fiscale in Italia, cosa accade? Ebbene, i guadagni e i redditi (come tutti immagineranno) saranno tassati secondo le norme italiane, indipendentemente dal luogo in cui viene svolta l’attività. Tuttavia, il Paese straniero in cui si opera potrebbe anch’esso imporre tasse sul reddito o sui guadagni, generando il rischio di una doppia imposizione fiscale. Affrontare questa complicazione richiede un’approfondita pianificazione fiscale e la necessità di concordare con il datore di lavoro, nel caso di un lavoro dipendente, il trasferimento definitivo in modalità remota.
Anche le collaborazioni tra lavoratori italiani e aziende estere comportano ulteriori implicazioni. In particolare, se un dipendente lavora dall’Italia in modalità remota per un’azienda estera, l’azienda può delegare al lavoratore gli obblighi previdenziali e assicurativi, mentre gli adempimenti fiscali rimangono in linea con quelli di un’assunzione in un’azienda italiana.

In conclusione…

1. I nomadi digitali sono in continua crescita, spinti dalla voglia di esplorare il mondo e godere di una maggiore flessibilità lavorativa
2.

Le sfide fiscali e normative, però, restano un ostacolo significativo e la pianificazione attenta diventa cruciale per coloro che cercano di conciliare uno stile di vita nomade con le complessità del sistema fiscale internazionale
3. Sicuramente in tale contesto è il desiderio di risparmio fiscale che continua a guidare le scelte di molti, creando un ulteriore incentivo per abbracciare la vita da nomade digitale.

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