Nel sistema previdenziale italiano i contributi non usati per andare in pensione generano quel tristemente noto fenomeno dei contributi silenti. Si tratta in parole povere di tutti quei contributi che un pensionato ha versato ma che non sono utili per andare in pensione per i più svariati motivi. I contributi silenti in pratica sono contributi che vengono versati da un lavoratore ma non si trasformano, come invece dovrebbero, nella classica rendita. Pensioni INPS che pertanto aprono a diverse problematiche di questo genere.
Notizie pensioni: ecco quando l’INPS ti restituisce i contributi, la guida al rimborso
Di fatto, soldi sprecati. Di questo parliamo. Anche perché le regole del nostro sistema pensionistico sono chiare.
Non esiste un istituto che consenta a chi si trova in queste condizioni di chiedere all’INPS la restituzione dei contributi e quindi dei soldi versati in quanto non utilizzati. Oggi però affrontiamo un caso più unico che raro in cui l’INPS è tenuta a risarcire il contribuente e a restituire i soldi che ha versato di contribuzione.
“Buonasera, sono un contribuente che nel 2019 ha provveduto a utilizzare la pace contributiva per riempire la carriera contributiva e per trovarmi pronto nel 2025 ad andare in pensione INPS a 67 anni di età. Ho riscattato due anni di vuoti contributivi perché effettivamente mi trovavo a poterlo fare essendo un contributivo puro. Ho terminato l’altro mese di versare le rate di questi due anni riscattati. Adesso però mi sono reso conto che ho commesso un grave errore. Infatti è vero che grazie a quei due anni di contributi riscattati raggiungo i 20 anni che servono.
Però è altrettanto vero che mi sono reso conto che nel periodo di contribuzione e nel mio estratto conto mancano circa sei anni di contributi che ho versato prima del 1996 .
Pace contributiva inutile? Ecco quando il riscatto non andava fatto
Il caso del nostro lettore è un unicum nel suo genere sulle pensioni INPS. Perché effettivamente si tratta di una delle poche persone che sono riuscite ad ottenere il via libera dall’INPS alla pace contributiva e quindi sono riusciti a versare gli anni di contributi che gli mancavano senza averne diritto. O almeno, avendone diritto alla data di richiesta del riscatto, ma con diritto perduto oggi.
In effetti il contribuente non poteva sfruttare la pace contributiva nel 2019 perché effettivamente i suoi versamenti sono iniziati prima. Ma in un fondo dove evidentemente l’INPS non ha potuto controllare. Anche il servizio militare fino a quando non viene riscattato, non vale come inizio della carriera contributiva. Il lettore se riscatta anche solo il servizio militare, o se riscatta anche gli anni versati in altri fondi, non è più un contributivo. E la pace contributiva non si può utilizzare.
Evidentemente c’è stata qualche anomalia durante la fase di istruttoria della pratica perché non sono stati considerati quei periodi versati in epoca non contributiva. Il lettore ha due strade. O lascia perdere quegli anni di contributi che non sono presenti nel suo estratto conto, servizio militare compreso.
E allora tutto va come deve andare, con la sua pensione a 67 anni di età con 20 anni di contributi nel 2025. Oppure riscatta quei periodi prima citati, perdendo però il diritto ad usare i due anni della pace contributiva per la pensione.
Pensioni, ecco quando l’INPS ti restituisce i soldi
Una soluzione però favorevole al pensionato esiste. Perché come si legge sul sito dell’INPS nella scheda dedicata alla pace contributiva, chi ha versato soldi per riscattare questi periodi nel momento in cui passa dall’essere un contributivo puro ad essere un misto, perché riscatta periodi precedenti il 1996, ha la possibilità di chiedere all’INPS il rimborso. In pratica si può chiedere all’INPS la restituzione dei soldi versati con la pace contributiva.
In questo caso il nostro contribuente potrebbe quindi avviare un’istanza all’INPS con cui chiedere il rimborso dei due anni che ha versato con la pace contributiva. Rimborso che se accettato dall’INPS naturalmente esclude dalla pensione questi anni riscattati.
Anzi, a dire il vero l’istanza non servirebbe nemmeno anche se è sempre consigliabile farla. Infatti l’INPS nella scheda prima citata specifica che: “Qualora si verifichi l’acquisizione di anzianità assicurativa antecedente al 1° gennaio 1996 (ad esempio, accredito del servizio militare, maternità al di fuori del rapporto di lavoro, ecc.), il riscatto già effettuato attraverso la pace contributiva verrà annullato d’ufficio, con successiva restituzione dei contributi”.