Novità pensioni: cosa cambierà per vecchiaia e anticipata. Si lavora sui due fronti

Per la prossima riforma pensioni si lavora a rivedere le regole della pensione di vecchiaia, ma anche quella anticipata.
3 anni fa
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La riforma pensioni entra nel vivo con l’intenzione di mettere mano all’impianto delle regole Fornero. Governo e sindacati si sono confrontati e aggiornati facendo il punto della situazione e per proseguire i lavori.

Le idee sulla ridorma pensioni restano però ancora poco chiare e le parti molto distanti fra loro. Il confronto previsto per oggi è quindi slittato alla settimana successiva. L’intenzione – secondo fonti di agenzia – sarebbe di fare un ulteriore passaggio tecnico sul tema della flessibilità in uscita.

Troppo lunga l’attesa per la vecchiaia

Il nodo da sciogliere della riforma è quello della flessibilità in uscita. Andare in pensione di vecchiaia a 67 anni con le regole Fornero è, del resto troppo penalizzante. Un fatto anomalo se si considera che la media delle pensioni in Europa è di 65 anni.

Anche l’uscita anticipata, sempre secondo le regole Fornero, con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne è troppo alta. Bastano 41 anni – dicono i sindacati – e su questo aspetto è opportuno battersi.

Rivendendo necessariamente anche il meccanismo che aggancia l’età pensionabile alla speranza di vita. Fattore presente anche in altri Stati europei, ma più penalizzante in Italia perché partito, al momento della riforma Fornero nel 2012 da un’età superiore rispetto a tutti gli altri Paesi (66 anni).

Pensioni anticipate, stop o penalizzazione

Sulle pensioni anticipate, invece, è bene considerare la possibilità di non penalizzare eccessivamente i lavoratori. Vero che il premier Draghi ha limitato il margine di manovra ai vincoli di bilancio, ma è altrettanto vero che non si può tagliare eccessivamente gli assegni con qualche anno di anticipo.

Già oggi Ape Sociale e Opzione Donna prevedono delle forti riduzioni delle pensioni. Andare però a colpire la generalità dei lavoratori, come si prospetta dai calcoli, con tagli pesanti per chi decide di lasciare 2 o 3 anni prima il lavoro pare eccessivo.

Sull’altare sacrificale ci sarebbe il sistema retributivo di cui il governo vorrebbe anticipare il tramonto. Costa troppo e il sistema pensionistico è ormai al limite della tenuta, soprattutto per carenza di contributori a fronte di un aumento dei costi.

Dati alla mano, nel 2021 le pensioni anticipate sono cresciute del 44% in più rispetto a quelle di vecchiaia. Soprattutto grazie a quota 100, terminata a fine 2021, ma che fanno lievitare la spesa pensionistica.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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