Serve fiducia, ma non c’è
I 202 miliardi di crediti sofferenti (di cui 160 verso le imprese) segnalano, ad esempio, quanto sia rischioso in questa fase prestare denaro in Italia.
Non è una questione di tassi alti (sono ormai ai minimi storici), quanto di mancanza di fiducia tra le parti da un lato e di debolezza economica complessiva dall’altro. La riattivazione del credito alle imprese potrebbe spingere fuori l’Eurozona dalle secche della stagnazione, ma perché ciò accada è necessario che anche l’altro lato del mercato, le famiglie, intravedano prospettive stabilmente positive, potendo così aumentare i consumi, specie quelli di beni durevoli. Fino a quando non attecchirà un clima soddisfacente di ottimismo, è difficile che tale scenario si verifichi. E d’altronde, un’economia con una disoccupazione mediamente a 2 cifre nell’area e con punte superiori al 20% in alcuni paesi (Spagna e Grecia), si capisce anche perché il bene-fiducia non giri molto tra le strade dell’unione monetaria.