Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, lo aveva anticipato alla vigilia della presentazione della legge di Bilancio per il 2025: tutti dovranno contribuire a fare “sacrifici”. Poi, la rettifica: “so distinguere tra chi non può e chi deve farli”. Banche e assicurazioni sono nel mirino del governo da tempo con la minaccia di nuove tasse sugli extraprofitti. Anzi, un anno fa si passò ai fatti, salvo fare marcia indietro con una nuova proposta, divenuta legge, che sostanzialmente non ha aumentato di un solo euro il gettito dello stato.
Azioni bancarie in rialzo dopo la manovra
Martedì sera c’è stata la presentazione della manovra dopo il via libera del Consiglio dei ministri. Dei 30 miliardi di euro a copertura delle misure adottate dal governo, 3,5 miliardi arriveranno in due anni dagli istituti di credito. Eppure, proprio Tajani si è mostrato soddisfatto per avere impedito nuove tasse sulle banche. Chi ha ragione? Basta seguire la borsa per capire: l’indice del comparto a Piazza Affari ha reagito positivamente all’annuncio. Cerchiamo di capire perché.
Come funzionano le DTA
La manovra prevede il temporaneo “congelamento” dei crediti di imposta per il 2025 e 2026. A tale proposito, serve approfondire da un punto di visto tecnico. Le “Deferred Tax Assets” (DTA) o “imposte differite attive” sono crediti d’imposta in relazione ad imposte anticipate e iscritte a bilancio. Esse derivano da svalutazione dei crediti, rettifiche di valore nette per il deterioramento dei crediti, valore di avviamento e perdite fiscali. Queste ultime possono essere dedotte dalle imposte per l’80%. La manovra abbassa la percentuale al 65%.
Il governo si è fatto due conti insieme all’Associazione bancaria italiana, la principale associazione di categoria. Insieme, hanno calcolato in 3,5 miliardi il maggiore gettito che lo stato incasserà in due anni da questa misura.
Nuove tasse su banche evitate in extremis
In pratica, lo stato incasserà dalle banche 3,5 miliardi in più tra il 2025 e il 2026, mentre tra il 2027 e il 2029 ne dovrebbe incassare all’incirca dello stesso importo in meno. Questo significa che più che parlare di tasse sulle banche, stiamo disquisendo di un anticipo di liquidità. Qualcuno lo ha già definito un prestito a tasso zero delle banche allo stato per un periodo che va dai due ai cinque anni. Gli istituti subiranno un costo-opportunità, visto che quella liquidità anticipata non potranno impiegarla in altro modo per ricavare un profitto. Nulla cambia formalmente sul piano patrimoniale e questo ha sostenuto i corsi azionari dopo il varo della manovra. Sarebbe potuto andare peggio con l’imposizione di una vera e propria tassa extra, la quale avrebbe depresso i profitti anche solo transitoriamente.