Nuovi aumenti delle pensioni a gennaio, calcoli ed esempi

Ecco come saliranno le pensioni e che aumento otterranno i pensionati a gennaio con la perequazione che sta dividendo l'opinione pubblica.
1 settimana fa
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Nuovi aumenti delle pensioni a gennaio, calcoli ed esempi
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Di quanto saliranno le pensioni a gennaio 2025? La domanda è forse la principale che si pongono adesso i pensionati. Ma è una cosa che si ripete ogni anno, praticamente da sempre. Da quando iniziano a trapelare notizie riguardanti il tasso di inflazione dell’ISTAT, i pensionati iniziano a fare i conti su ciò che dovrebbero prendere di più a partire dal primo rateo di pensione del nuovo anno. Ecco quindi che bisogna capire come funziona il meccanismo della cosiddetta perequazione che tra l’altro in queste ore è accompagnato da feroci polemiche da parte delle opposizioni del governo Meloni e dei sindacati.

Con all’orizzonte il problema, per il governo, di una presunta incostituzionalità del meccanismo che taglia la rivalutazione delle pensioni più alte. 

“Buonasera, sono una vostra lettrice nonché pensionata. Prendo una pensione  netta di 900 euro al mese circa e volevo capire come salirà il mio trattamento a gennaio. Mi riferisco alla rivalutazione sull’inflazione. Sento di aumenti tagliati, di pensionati penalizzati, di arretrati e così via e non ci sto capendo nulla. Su una pensione come la mia, a gennaio che soldi prenderò di più?”

Nuovi aumenti delle pensioni a gennaio, calcoli ed esempi

Il quesito della signora di sopra è da considerare solo come un tipico esempio dell’attenzione che adesso c’è dietro al capitolo rivalutazione delle pensioni per il 2025. Perché a gennaio come consuetudine, l’INPS dovrebbe erogare trattamenti maggiori rispetto a quelli presi per tutto il 2024. L’inflazione è un fattore anche per le pensioni. Sia perché evidentemente l’aumento del costo della vita fa perdere potere di acquisto ai trattamenti. Ed anche perché ogni anno proprio per l’inflazione e per contenere la perdita del potere di acquisto dei trattamenti, le pensioni aumentano di importo. 

Tasso di inflazione di previsione e tasso definitivo

L’ISTAT certifica ogni fine anno il tasso di inflazione di previsione.

Poi nel corso dell’anno certifica il tasso di inflazione definitivo. Le pensioni ogni gennaio vengono aumentate in base al tasso di inflazione di previsione. Salvo poi essere riadattate con il tasso di inflazione definitivo. Che genera arretrati per i pensionati a partire dal mese di gennaio di ogni anno. Arretrati che in genere arrivano insieme ai nuovi aumenti con il rateo di gennaio dell’anno successivo. Però ormai da anni questi conguagli ai pensionati vengono liquidati a dicembre. E pare che così potrebbe funzionare pure nel 2024. 

Le fasce di indicizzazione per l’aumento delle pensioni 2025

Tornando alla perequazione 2025 però c’è da dire subito una cosa. Rispetto all’inflazione degli ultimi anni, il 2025 segnerà un incremento delle pensioni nettamente ridotto. Perché ridotta è stata l’inflazione. Nulla a che vedere per esempio con il 7,3% di inflazione da cui partirono le perequazioni delle pensioni nel 2023 o il 5,4% da cui partirono i trattamenti nel 2024. Il 2025 si aprirà quindi con incrementi del’1,6%. 

Ma non tutte le pensioni saliranno dell’1,6% a gennaio. Infatti solo le pensioni non superiori a 4 volte il trattamento minimo riceveranno la piena rivalutazione degli assegni. Considerando che oggi il trattamento minimo INPS è pari a 598,61 euro al mese, è evidente che parliamo di una rivalutazione piena solo per pensioni lorde non eccedenti 2.394,44 euro al mese. 

Stando così le cose, una pensione che oggi vale 1.000 euro esatti, da gennaio arriverà a 1.016 euro, una da 1.500 euro arriverà a 1.524 euro. A partire da pensioni nette di circa 1.650 euro al mese, l’aumento non sarà dell’1,6% ma ridotto in base agli scaglioni previsti. 

Polemiche per aumenti pensioni inferiori per le fasce più alte di reddito

Sono proprio questi scaglioni l’oggetto delle polemiche. Critiche al governo che vuole confermare il meccanismo sono piovute copiose. Con dietro un ricorso alla Corte Costituzionale a cui viene chiesto di stabilire se questo meccanismo di perequazione ridotto per i trattamenti più alti sia costituzionale o meno.

Il sistema infatti prevede che la perequazione venga applicata nel seguente modo: 

  • 100% del tasso di inflazione per pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 85% per pensioni sopra 4 volte il trattamento minimo e fino a 5 volte;
  • 53% per pensioni sopra 5 volte e fino a 6 volte il trattamento minimo;
  • 47% per pensioni sopra 6 volte e fino a 8 volte il trattamento minimo;
  • 37% per pensioni sopra 8 volte e fino a 10 volte il minimo;
  • 22% per pensioni sopra le 10 volte il trattamento minimo.

A conti fatti, c’è chi prenderà una pensione rivalutata in maniera inferiore. Per esempio, se abbiamo detto che su una pensione da 1.500 euro un pensionato prenderà 1.524 euro, su una pensione da 1.700 euro l’aumento non sarà dell’1,6% ma dell’1,36% (l’85% di 1,6%). Portando la pensione a 1.723,12 euro al mese. E man mano che sale la pensione come importo, scende l’aumento, perché per la terza fascia, quella di pensioni sopra 5 volte il trattamento minimo e fino a 6 volte (da circa 2.990 euro lordi al mese a circa 3.590 euro lordi al mese), l’incremento sarà dello 0,848% (il 53% di 1,6%). Per le pensioni degli scaglioni successivi, da quarto al sesto gli incrementi saranno rispettivamente dello 0.752%, dello 0.592% e dello 0,352%.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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