Si chiama Global 2033 ed è il nuovo bond sovrano emesso dal Brasile in dollari americani. Questa settimana, la prima economia sudamericana è tornata a rifinanziarsi sui mercati internazionali per la prima volta dopo quasi due anni. L’ultima emissione risaliva al giugno del 2021, quando il Tesoro di Brasilia aveva raccolto 2,25 miliardi di dollari attraverso una scadenza a 10 anni con rendimento al 3,87% e una a 29 anni al 4,92%. Stavolta, il costo è risultato di gran lunga maggiore, ma d’altronde le condizioni di mercato sono profondamente diverse da quelle del 2021.
Il Tesoro ha raccolto anche stavolta 2,25 miliardi e le richieste sono state per 7,7 miliardi, sostanzialmente triple. Il rendimento iniziale era atteso in area 6,50-6,625%, ma grazie proprio agli ordini elevati è sceso parecchio. Il Ministero ha espresso soddisfazione, rimarcando come una larga parte degli investitori interessati sia stata di “alta qualità”, cioè intenta a mantenere le posizioni fino alla scadenza.
Rating bassi per bond Brasile
Questo è stato il primo test sui mercati internazionali per il presidente Luis Inacio Lula da Silva, tornato alla guida del governo per la terza volta e a distanza di dodici anni dal secondo mandato. La risposta degli investitori è parsa convincente. Il premio offerto sui T-bond a 10 anni è stato di 385 punti, a livelli relativamente bassi, specie se consideriamo i bassi rating assegnati dalle agenzie internazionali al debito pubblico brasiliano: BB- per S&P e Fitch, Ba2 per Moody’s.
Il rapporto tra debito e PIL è salito all’80% dal 51% lasciato in eredità da Lula. Tuttavia, da allora l’economia brasiliana è stata stagnante a causa del crollo dei prezzi delle materie prime.
Investire nei bond del Brasile in dollari comporta l’assunzione di un doppio rischio principale: di credito e di cambio. Il primo si riferisce all’eventualità che il paese non fosse in grado di ripagare i suoi debiti. Il secondo è legato alle variazioni del cambio euro-dollaro. E la divisa americana è attesa più debole nei prossimi anni, un fatto che svaluterebbe il capitale e le stesse cedole corrisposte periodicamente agli obbligazionisti. In caso di rivendita anticipata, poi, entra in gioco anche il rischio di quotazione, nel senso che il prezzo a cui il mercato è disposto a comprare il titolo può differire in positivo o negativo rispetto a quello di carico.