Questa settimana, prima che la Federal Reserve rendesse nota la decisione di alzare i tassi d’interesse di un altro 0,75% al 3,75-4%, Ford Credit del gruppo automobilistico americano Ford Motor emetteva un nuovo bond a 5 anni. L’importo offerto è stato di 1,5 miliardi di dollari, superiore all’obiettivo minimo di 1 miliardo. E grazie agli ordini elevati – 3,5 miliardi – la società ha potuto abbassare il rendimento lordo offerto dal 7,625% al 7,35%.
Il bond Ford è stato il primo ad essere stato emesso sul mercato “junk” americano dopo due settimane.
Andamento simile per i bond “non investment grade”, noti anche come “spazzatura” nel gergo giornalistico. Con un rendimento medio superiore al 9,20%, sono saliti ai livelli massimi dal 2011.
Quali rischi sui bond Ford
Il bond Ford si colloca a metà strada tra i due segmenti sul piano delle condizioni esitate. In effetti, la società fu declassata a “junk” dalle agenzie di rating a seguito della pandemia nel 2020. Le restrizioni anti-Covid comportarono la chiusura degli stabilimenti e il quasi prosciugamento degli acquisti nei primi mesi. Ancora oggi il business risulta gravato dall’interruzione delle catene di produzione, specie a causa della carenza di chip prodotti in Asia.
Resta il fatto che alcuni analisti credono che i bond Ford tornino in area “investment grade” da qui a un anno, forse qualcosa di più nel caso in cui gli strascichi della pandemia permanessero. Per S&P valgono BB+, per Moody’s Ba2. La società ha maturato nei primi nove mesi dell’anno una perdita netta di 3,27 miliardi su un fatturato di 114 miliardi. I debiti a lunga scadenza ammontavano a 84,3 miliardi al 30 settembre scorso. Allo stesso tempo, però, le disponibilità liquide erano pari a 40,17 miliardi.
Il bond Ford appena emesso segue il green bond a 10 anni di agosto, che esitò un rendimento di poco superiore al 6%. Le condizioni di mercato sono evidentemente peggiorate negli ultimi mesi per via della stretta monetaria globale. Oltre al rischio di credito, a carico degli investitori dell’Eurozona vi è anche un rischio di cambio da non sottovalutare. Percepire un rendimento superiore al 7% può sembrare un affare, specie nell’ottica di un probabile upgrade. Ma se il cambio euro-dollaro risalisse velocemente nei prossimi anni, il rendimento effettivo sarebbe più basso. In caso estremo, l’obbligazionista subirebbe l’erosione del capitale.