Martedì 4 gennaio, il Tesoro annunciava l’emissione imminente di un nuovo BTp a 30 anni, scadenza 1 settembre 2052. Il collocamento sindacato è stato affidato a un consorzio di banche – Barclays, BNP Paribas, Deutsche Bank, Intesa Sanpaolo e JP Morgan – che ieri hanno ufficialmente aperto le danze del nuovo anno per la raccolta di capitali sul mercato da parte dello stato italiano.
La tempistica non sembra casuale. A parte che anche lo scorso anno, il Tesoro tenne il suo primo collocamento sindacato esattamente in data 5 gennaio, quest’anno esistono anche altre ragioni per anticipare i tempi.
BTp a 30 anni, richieste elevate e rendimento a premio
Va da sé che tutti gli anni il Tesoro cerchi di raccogliere quanta più liquidità possibile nella prima parte dell’esercizio, la più liquida per gli investitori che hanno appena riaperto i loro bilanci. Il BTp a 30 anni partiva da un dato fermo: il “benchmark” trentennale attuale offre un rendimento lordo del 2,07%. Al termine del collocamento, il bond ha esitato un rendimento del 2,162%, offrendo un premio di 9 punti base sopra la scadenza 2051. Il tasso d’interesse fissato è del 2,15%, corrisposto in due scadenze semestrali. Il prezzo di collocamento è stato, invece, di 99,987 centesimi. Sono state così registrate richieste per 55 miliardi di euro, quasi otto volte l’importo offerto di 7 miliardi del Tesoro. Gli analisti di Unicredit si attendevano prima dell’annuncio ufficiale un’emissione nell’ordine di 8-10 miliardi. Il BTp a 30 anni pagherà la prima cedola short in data 1 marzo 2022. La data di godimento è del 12 gennaio.
Il collocamento è stato indubbiamente un successo, anche se non abbiamo assistito agli ordini record di un anno fa.