Sarà un calendario ricco quello delle emissioni dei titoli di stato nel primo trimestre del 2024. Il Tesoro ne ha pubblicato le linee guida la scorsa settimana. Ci saranno ben cinque nuovi titoli in relazione ad altrettante scadenze da collocare sul mercato:
- BTp short term con scadenza 28 gennaio 2026
- BTp 3 anni con scadenza 15 febbraio 2027
- BTp 5 anni con scadenza 1 luglio 2029
- BTp 7 anni con scadenza 5 febbraio 2031
- BTp 10 anni con scadenza 1 luglio 2034
Emissioni nel primo trimestre 2024
Concentriamoci proprio sul nuovo BTp a 10 anni. Sappiamo che avrà una scadenza di 4 mesi più lunga rispetto all’attuale benchmark 1 marzo 2034 e cedola 4,20% (ISIN: IT0005560948).
Il nuovo BTp a 10 anni dovrà essere emesso nell’ammontare minimo di 10 miliardi in più tranche prima di essere a sua volta rimpiazzato dal successivo benchmark. Ciò è dovuto alla necessità di tenere liquido il mercato, così da rendere il titolo altamente negoziabile, cioè massimizzando gli scambi possibili tra privati.
Previsione su cedola nuovo BTp 10 anni
E la cedola? Essa dipenderà dalle condizioni di mercato all’atto della prima emissione. Andando avanti così, dimentichiamoci il 4,20% dell’attuale decennale. E’ evidente che il tasso di interesse sarà fissato dal Tesoro sulla base del rendimento offerto dalla scadenza. Ebbene, allo stato attuale si aggirerebbe intorno al 3,50% o poco sopra. Può sembrare poco, ma pensate che il decennale in scadenza nel dicembre del 2031 stacca cedola di appena lo 0,95%. Fu emesso nel corso del 2021, quando i rendimenti sovrani erano ancora bassissimi. Ovviamente, quel titolo si acquista adesso a sconto sul valore nominale: appena 84,40 centesimi nella seduta di ieri.
Una cedola lorda del 3,50% equivarrebbe a una netta sopra il 3,05%. In ogni caso, ancora appetibile con la bassa inflazione italiana attesa nei prossimi anni in media sotto l’1%. E c’è sempre il discorso relativo all’andamento dello spread a rientrare tra i criteri di investimento. Un restringimento del differenziale con la Germania, a parità di tutto il resto, farebbe salire la valutazione del bond sul mercato, consentendo eventualmente al possessore di disinvestire riuscendo a maturare qualche guadagno in conto capitale nel breve termine.