La scorsa settimana, il Tesoro ha emesso il nuovo BTp a 15 anni. Il titolo di stato ha scadenza 1 marzo 2038 e cedola lorda annuale del 3,25% (ISIN: IT0005496770). Il prezzo esitato è stato di poco inferiore alla pari, vale a dire a 99,651 centesimi. Il rendimento lordo si è così attestato al 3,3%. A fronte dei 5 miliardi di euro offerti, le richieste sono arrivate a 25 miliardi, il quintuplo. Il BTp a 15 anni è di per sé una scadenza ideale sulla quale investire. Si tratta di un bond di lunga durata, ma nello stesso tempo non troppo.
Quotazione su e giù sul mercato
Il titolo ha debuttato sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana alla fine della settimana scorsa, quando chiuse la sua prima seduta a una quotazione di 101,4, cioè nettamente sopra la pari. Chi è riuscito a comprarlo in fase di collocamento e a rivenderlo già dopo le prime ore di negoziazioni, ha potuto maturare una plusvalenza lorda dell’1,75%. Non male nel giro di qualche giorno.
Tuttavia, ieri il nuovo BTp a 15 anni ripiegava decisamente a 99 centesimi, scendendo persino sotto il prezzo di collocamento. Il mercato ha venduto titoli di stato, specie italiani, in considerazione degli ultimi dati sull’inflazione a maggio nell’Eurozona. Risultata superiore alle attese e in accelerazione rispetto ad aprile, porta a ipotizzare un rialzo dei tassi BCE più veloce di quanto sinora ipotizzato.
BTp a 15 anni con cedola sopra inflazione
Questa discesa rappresenta, tuttavia, un’opportunità d’acquisto per chi volesse entrare sul mercato. A questi prezzi, il BTp a 15 anni offre un rendimento lordo sopra il 3,33% e netto del 2,92%. Molto allettante la cedola netta effettiva, cioè rapportata ai prezzi e tenuto conto della tassazione. Essa sale al 2,87%. L’obbligazionista può così confidare su un flusso periodico di redditi teoricamente sopra l’inflazione italiana attesa per il medio-lungo periodo.
Possibile un’ulteriore discesa del BTp a 15 anni sul mercato secondario? Sì, sebbene crediamo che un tonfo vero e proprio sia da escludersi. I rendimenti sono già saliti a livelli tali da scontare un rialzo dei tassi con ogni probabilità in linea con le future decisioni della BCE. Resta il timore di tensioni specifiche sull’Italia, specie in vista delle prossime elezioni politiche, anche se la storia passata ci dice che esse tendano ad essere momentanee e che tenere i nervi saldi sia più che mai conveniente.