Nuovo BTp Italia novembre 2028, attenzione all’inflazione “breakeven”

Nel prendere in considerazione d'investire o meno sul nuovo BTp Italia con scadenza novembre 2028 bisogna guardare all'inflazione "breakeven"
2 anni fa
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BTp indicizzati all'inflazione europea
BTp indicizzati all'inflazione europea © Licenza Creative Commons

Tra poche settimana ci terrà il collocamento del 18-esimo BTp Italia, il bond indicizzato all’inflazione FOI dell’ISTAT. Avrà la durata di sei anni, dato che sarà rimborsato nel novembre 2028. E chiaramente l’emissione avverrà alla pari, cioè a un prezzo di 100. Anche stavolta è previsto un premio fedeltà a favore dei sottoscrittori del canale retail che terranno il bond in portafoglio fino alla scadenza. Sarà dello 0,8% del capitale nominale. Un modo per investire parte dei propri risparmi in un titolo che protegge dalla perdita del potere di acquisto.

Affinché si possa prendere una decisione ponderata, bisognerà guardare al tasso d’inflazione “breakeven”, vale a dire all’inflazione attesa dal mercato per la media dei prossimi sei anni.

BTp Italia 2028, ecco i calcoli

Come si ricava tale dato? Bisogna prendere il rendimento del BTp a 6 anni con cedola fissa e sottrarvi il rendimento del bond indicizzato all’inflazione italiana di pari o simile durata. C’è un problema: quest’ultimo è proprio quello che il Tesoro emetterà a novembre. Dunque, dobbiamo fare riferimento ad altre scadenze per capire quale sia, secondo il mercato, il tasso d’inflazione “breakeven”.

Possiamo prendere in considerazione la scadenza a 5 anni e quella a 8 anni. Da qui al 2027, facendo il calcolo di cui sopra si ottiene un tasso medio d’inflazione attesa nell’ordine del 2,50%. La stessa percentuale si ricava da qui al 2030. Dunque, l’inflazione “breakeven” per i prossimi sei anni sarà verosimilmente proprio del 2,50%. E sappiamo anche che il BTp a 6 anni con cedola fissa nelle ultime sedute offre un rendimento in area 4,15-4,20%.

Inflazione breakeven e cedola reale

Tirando le somme, il prossimo BTp Italia 2028 dovrebbe offrire, alle attuali condizioni di mercato, una cedola reale nell’ordine dell’1,65-1,70%. Non sarebbe lontana dall’1,60% del BTp Italia 2030 emesso a giugno. Probabile, tuttavia, che il Tesoro decida anche in questo caso di allettare i risparmiatori con una cedola più alta.

Azzardiamo più vicina al 2%. Chiaramente, se l’investitore ritiene che l’inflazione media annua nei prossimi sei anni sia più alta del 2,50% sopra stimato, dovrebbe valutare bene se puntare su questo bond indicizzato. A meno che le condizioni effettivamente offerte non siano migliori.

Viceversa, se pensasse che da qui in avanti l’inflazione decelererà il passo in fretta e scenderà mediamente ben sotto il 2,50%, l’investimento nel BTp Italia 2028 inizierebbe a farsi interessante. Ma i conti potranno farsi solamente con la comunicazione della cedola, in data 11 novembre. Lì si potrà determinare l’inflazione “breakeven” implicitamente prospettata dal Tesoro. Sarà anche la prima emissione di questo genere sotto il nuovo governo a guida Giorgia Meloni.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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